Il patto del Nazareno sarà pure morto e sepolto a livello nazionale, ma l’impressione è che qui a Viterbo sia appena stato firmato. Alla faccia di Silvio, di Matteo, di Verdini e dei retroscenisti dei giornaloni. Quando Renata Polverini arriva a Viterbo, saluta l’assessore Ricci e poi il sindaco Michelini, pare che questi qui siano tutti amici da una vita. E va bene che la visita ai cantieri del Plus (finanziati dall’Europa coi buoni uffici dell’allora governatrice del Lazio, sindaco di Viterbo era Giulio Marini) può essere considerata un’occasione informale, lontano dai palazzi della politica, staccata dalle logiche rivalità destra – sinistra, e che qui siamo tra persone educate, però. Però. Certe scene colpiscono eccome.
Tipo: arrivo della Polverini in via San Clemente. Senza scorta, in forma (“Ho ricominciato a correre”),sobria se non fosse per quella borsa di Gucci che farebbe la gioia di ogni fashion victim. Con lei c’è Giulio, Giulio Marini, uno che per definizione è amico di tutti. Li accoglie Alvaro Ricci, Corsaro per una volta morbido: “Qui è pieno di buchi”, le fa. E lei, Renata, fulminante: “Vengo da Roma, è molto peggio”. E ogni riferimento a quell’altro sindaco, l’Ignazio Marino, non sembra mica casuale.
Ecco pure il sindaco di oggi, accompagnato da un Barelli giustamente defilato (non vuole rubare la scena a Ricci oppure è distratto da altri progetti, quelli per Expo?). Michelini e Polverini fanno una rima baciata già da subito: “Ti ricordi? Ero vicepresidente della Coldiretti”, fa Leonardo. E via per i cantieri, senza elmetto ma con l’accortezza di salutare tutti gli operai. Si entra nella galleria dell’ascensore di Valle Faul: quanti reperti sono venuti fuori scavando. E Renata: “Lo so, abito sopra Caracalla e ad ogni buca esce fuori qualcosa”. Si va verso l’altro ascensore, lato opposto della valle, vista spettacolare, sole e cielo terso d’inverno, occhiali scuri. Ricci è un anfitrione discreto ma impeccabile, Marini trova sempre il modo per ricordare i bei tempi, tant’è che si ostina a chiamare l’illustre ospite “presidente”. Giusto: quando lei era presidente lui era sindaco. “Ho vinto nelle province”, conferma lei.
Michelini dice che col polso sta meglio e Renata s’interessa: “Perché, che hai fatto al braccio?”. Lui: “Me lo sono rotto al cinema”. Lei: “Ah, al cinema… pensa che il giorno che sono stata eletta andai al cinema con due ragazzi del mio comitato elettorale…”. E via di aneddoto.
Poi ancora a camminare, mentre arriva l’ex consigliere Milioni da Bagnaia mentre non si vede il resto della truppa berlusconiana viterbese, evidentemente alle prese con altri impegni. Si entra di corsa nel cantiere della pensilina del Sacrario, spiegazioni, foto, chiacchiere. Arriva un operaio: “Scusi, chi siete?”. Il cronista spiega e l’equivoco è stroncato sul nascere. Renata intanto prende l’Ipad e mostra a tutti quello che hanno fatto a Latina, sempre coi soldi del Plus.
Renata a Leonardo: “E come ti trovi a fare il sindaco?”. Lui: “Mi svago”. Forse lasciando intendere che da imprenditore fattosi da solo i problemi, i pensieri e le responsabilità erano pure peggiori. Da berlusconiana (seppure di tendenza fittiana, dicono) la Polverini avrà capito. Ultima tappa, piazza San Lorenzo e il vecchio ospedale, l’approdo dell’ascensore. Leonardo chiede informazioni ai tecnici comunali, e lei, l’onorevole, non rinuncia alla frecciatina: “Ma come? Non sai queste cose? Dovresti frequentare di più i cantieri della tua città, sei sindaco, no?”.
Si è fatta una certa, saluti e baci ma niente patti e niente nazareni. Forse, per quello che si è visto, non ce n’è neanche bisogno.