16112024Headline:

Il Plus corre e cambia la città

Viaggio tra i cantieri di Valle Faul, Sacrario e Palazzo di Vico

La pensilina di Valle Faul: si può vedere in basso la vasca ornamentale

La pensilina di Valle Faul: si può vedere in basso la vasca ornamentale

A che punto è il Plus? A che punto sono i progetti che rivoluzioneranno la città, senza stravolgerla ma integrando l’antico col moderno, la tradizione e l’innovazione? Ci voleva la visita di Renata Polverini, oggi deputata della Repubblica ma ieri presidente della Regione – e dunque in buona parte artefice del finanziamento da oltre 13 milioni di euro che sta pagando tutto questo – per fare il punto della situazione. Ed entrare, seppure con molto garbo, all’interno dei cantieri, tra operai (stranieri e italiani) al lavoro, mezzi pesanti in movimento, rocce e terriccio e bombole di propano. A guidare la visita informale, con l’assessore ai Lavori pubblici Alvaro Ricci e il sindaco, il super dirigente del Comune Ernesto Dello Vicario e l’architetto Massimo Gay, che conoscono questi cantieri palmo a palmo.

L'ingresso della galleria per l'ascensore a Valle Faul...

L’ingresso della galleria per l’ascensore a Valle Faul…

La prima opera ad essere consegnata alla città – già da maggio – è la pensilina del Sacrario. Quella tutto sommato più esposta agli sguardi curiosi dei viterbesi, visto che piazza dei Caduti è luogo di passaggio e le recinzioni nascondano ma non oscurano gli interventi. Da dentro, però, si vede meglio. Il tetto è stato restaurato, e le colonne presto saranno racchiuse da una facciata in cristallo. Qui dentro nascerà l’Urban center, informazioni, accoglienza, spazio per incontri e per eventi: la vetrina bella della città. Illuminata da un sistema particolare e con una vasca d’acqua, all’interno, ad altezza del pavimento. Dietro, sotto il terrapieno, sono stati ricavati ulteriori spazi.

E l'arrivo all'ex ospedale: proprio qui sono state ritrovate trenta sepolture

E l’arrivo all’ex ospedale: proprio qui sono state ritrovate trenta sepolture

Basta percorrere cento metri a piedi, tra il traffico pigro del primo pomeriggio, e si arriva sopra Valle Faul. Qui sta prendendo forma uno dei due ascensori immaginati come raccordo verticale tra la Valle e il resto della città. Questo è il più piccolo, ma parliamo sempre di un’opera maestosa. La guida è già scavata, la piattaforma di sbarco pure, con l’asfalto isolante che ancora puzza di fresco. Da quassù, col vento in faccia, la vista spazia sull’acropoli antica del colle del Duomo e più a ovest, verso la Porta. Parcheggiare nella Valle, o appena fuori nel prossimo spazio che andrà a ricoprire una parte dell’Urcionio, e poi salire a piedi fino in centro, ecco a cosa servirà questo posto. Venti metri più sotto, nel parco di Faul, non sorgerà più la cavea per concerti ed eventi all’aperto (così decise l’assessore Saraconi). “Stiamo pensando di metterci una postazione per il bike sharing”, si lascia sfuggire Il Corsaro Ricci, e non sembra un’ideaccia.

Ricci e la Polverini nel tunnel sotto il Colle del Duomo

Ricci e la Polverini nel tunnel sotto il Colle del Duomo

Dall’altra parte, attraversando la Valle recintata, col Risveglio, quella scultura così inquietante, intrappolato tra reti e transenne. Qui c’è l’altro ascensore, l’opera più mastodontica del Plus: un buco che s’infila dentro la collina a livello della strada, si entra dribblando betoniere e muletti. La galleria serve per andare in orizzontale, e terminerà con una sala d’attesa per prendere l’ascensore. Quando scaveranno in verticale – lo stanno già facendo – si arriverà ad una prima fermata intermedia (“La ottenemmo noi del Pd quando eravamo all’opposizione”, rivendica Ricci) in via San Clemente. Poi ancora su, verso il cielo e l’arrivo là dove una volta c’erano le cucine dell’ospedale grande degli Infermi. Mentre scavavano, qualche tempo fa, gli operai hanno trovato una trentina di sepolture, uomini di un’altra epoca, quando ancora i morti riposavano nei pressi delle chiese, o forse prima ancora.

Il suggestivo antro di Palazzo di Vico

Il suggestivo antro di Palazzo di Vico

E per restare nell’atmosfera mistica della storia del luogo vale la pena scendere all’ultima fermata, sotto in via Sant’Antonio, al nobile palazzo di Vico. Qui i ritrovamenti archeologici avevano persino sospeso per un po’ i lavori, oggi ripresi. Si scende giù, tra il fango del cantiere, e si torna sotto terra, in quelle gallerie secolari che s’attorcigliano dentro la pancia della città. Butti medievali, miniere urbane, cantine, rifugi durante la guerra, gioia dei tombaroli. Quando tutto sarà finito, ad ottobre speriamo, questo diventerà un suggestivo corridoio per salire fino a piazza del Gesù, per uscire di nuovo all’aria aperta, nel cuore Viterbo, città medievale da sempre e da domani anche un po’ più moderna, grazie al Plus.

Policy per la pubblicazione dei commenti

Per pubblicare il commenti bisogna registrarsi al portale. La registrazione può avvenire attraverso i tuoi account social, senza dover quindi inserire ogni volta login e password o attraverso il sistema di commenti Disqus.
Se incontrate problemi nella registrazione scriveteci webmaster@viterbopost.it

Pubblica un commento

Per commentare gli articoli, effettua il login attraverso uno dei tuoi profili social
Portale realizzato da