È probabile che anziché partire col bus, stavolta affitteranno un furgone per il trasporto animali. Giacché la trasferta di stamani si preannuncia lunga e tortuosa. Tutti a Roma. E magari anche in compagnia delle proprie mucche (e guai a chi pensa male).
Coldiretti Viterbo si muove alla volta della Capitale per “Un giorno da allevatore”. Che non è la mattinata bucolica tanto agognata dal trasteverino tipico, bensì una faccenda seria e complessa. Che, tra l’altro, si snocciolerà nell’arco dell’intera giornata e per tutto lo Stivale. Epicentro romano, piazza del Campidoglio. A partire dall’alba e finché si potrà tirare innanzi.
Ma di cosa si tratta tecnicamente? “Occorre di avvicinare più gente possibile al problema che il settore sta vivendo – attacca il presidente locale, Mauro Pacifici – proponendo mungiture in diretta e dal vivo. La sensibilizzazione e l’azione territoriale contro l’omologazione ed a difesa dell’agricoltura distintiva, per la valorizzazione del latte italiano, è argomento di grande dibattito”.
Tant’è che anche ai vari Comuni della provincia è stato chiesto di parlarne in sede di Consiglio.
E si torna quindi a discutere di latte. Nelle sue sfumature più grigie. Che non sono quelle date dall’aggiunta di caffè, bensì quelle legate ad un mercato folle e basato su logiche illogiche. “Per ogni litro prodotto negli allevamenti delle nostre regioni – prosegue Pacifici – ce n’è quasi altrettanto importato dall’estero senza nessuna evidenza per il consumatore. Il 42% del totale resta nell’anonimato e non può fregiarsi della indicazione di origine italiana. Il Lazio, per tornare a noi, acquista il 95 per cento del complessivo che viene poi bevuto o trasformato”.
Chiude il parere del neo-direttore Ermanno Mazzetti: “Il settore lattiero caseario rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano, motivo per cui impegnarsi tutti maggiormente richiedendo più garanzie come corretta etichettatura del latte e misure di sostegno agli allevamenti italiani previste dal Piano nazionale di sviluppo rurale”.
E il consiglio provinciale Coldiretti, riuniti in forma straordinaria, prosegue anche la battaglia contro l’Imu aagricola, che secondo la federazione incide troppo – con i parametri previsti attualmente – sulla provincia di Viterbo, con soli 8 Comuni montani e 7 parzialmente montani. Redatto un documento da inviare ai vertici nazionali, in cui si chiede di rivedere la legge e di allargare il campo delle esenzioni.