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L’Imu agricola è una tassa sbagliata

Un provvedimento da rivedere. I chiaroscuri della legge di Stabilità

Panunzi e Mazzoli all'assemblea Pd di Orte

Panunzi e Mazzoli all’assemblea Pd di Orte

L’Imu sui terreni agricoli è sbagliata. Inizialmente, l’obiettivo era recuperare 350milioni da questa imposta, poi ridotti a 260 milioni. Vero pure che i Comuni esonerati sono aumentati grazie all’utilizzo della classificazione Istat. Ma al di là dei miglioramenti apportati, credo che quelle risorse andavano trovate in altro modo, non colpendo l’economia reale del Paese. Ne abbiamo parlato anche lunedì ad Orte, insieme al consigliere regionale Enrico Panunzi in occasione della presentazione del nuovo gruppo dirigente del circolo locale.

Ho ribadito la massima disponibilità a confrontarsi col territorio, ho illustrato gli ultimi atti normativi approvati prima della pausa natalizia (visto che ora si stanno discutendo le riforme costituzionali). E ho incentrato il discorso anche su Legge di Stabilità e Jobs Act.

La scorsa settimana è stato un momento importante per le istituzioni e per il partito. L’elezione del presidente della Repubblica è un fatto positivo per il Pd e per la legislatura. La domanda è: le riforme andranno avanti dopo lo strappo con Berlusconi? Sì, andranno avanti perché nessuno per ragioni diverse è nelle condizioni di fare un passo indietro. Questa vicenda poi apre nel centrodestra il dopo-Berlusconi.

Quindi l’economia. La settimana scorsa  sono usciti dati dell’Istat che dimostrano la crescita di 93mila occupati. Una crescita che non enfatizzo perché i problemi sono ancora molti ma dopo tre anni è la prima volta che la disoccupazione cala. La Legge di stabilità è stata studiata per dare una mano all’economia reale, è stata un’operazione per 32 miliardi di euro. Sono stati stabilizzati gli 80 euro per un totale di 10 miliardi. Il bonus bebè di 80 euro è diventato accessibile solo per redditi fino a 35mila euro. Si è rivista l’ipotesi iniziale del tfr in busta paga, che è diventata un’opzione non un automatismo. C’è stato un blocco sull’aumento delle tasse sulla casa per il 2015. Sono stati impegnati 1,5 miliardi di euro per gli ammortizzatori sociali, aumentati di altri 400milioni nel biennio 2015-2016 durante il passaggio tra Camera e Senato, anche se la nostra proposta era di aggiungere ulteriori 400milioni. Ci sono interventi di contrasto alla povertà e politiche sociali per le famiglie pari a 500milioni di euro.

Senza dimenticare la totale decontribuzione per le assunzioni a tempo indeterminato pari a 5 miliardi di riduzioni delle tasse. Poi, è stata rifinanziata la legge Sabatini per il rinnovo dei macchinari nella produzione. Il totale  è una riduzione di tasse per 18 miliardi, in buona parte finanziate con il prosieguo della spending review, in parte col il contrasto all’evasione fiscale e l’innalzamento dell’imposizione sulle rendite finanziarie. Poi, ci sono due miliardi in più sulla sanità e un miliardo e mezzo sulla cosiddetta riforma della buona scuola, destinati soprattutto all’assunzione dei 140mila precari dal settembre 2015.

Ma nella legge ci sono anche aspetti negativi. Si è forzato troppo la mano sui tagli ai trasferimenti agli enti locali. Il sistema degli enti locali ha fatto uno sforzo di risparmi ed efficientamento. La riforma del Titolo V e il superamento delle attuali Province non possono significare solo un taglio di risorse. Si è sbagliato con una tassazione eccessiva sulle partite iva e le libere professioni, tanto che il Governo ha annunciato un nuovo provvedimento. Quindi, l’Imu sui terreni agricoli è da rivedere del tutto.

Per quanto riguarda il Jobs act  estende ferie, malattie, scatti di carriera anche ai lavoratori atipici che finora non avevano questi diritti. Lo scopo è far sì che chi finora aveva contratti come i co.co.co o l’interinale possa avere l’opportunità del contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Io ho votato il Jobs Act perché alla Camera, nella discussione, abbiamo modificato con 37 emendamenti la versione originaria, intervenendo sulla vicenda delicata dell’articolo 18, con il reintegro per i licenziamenti discriminitatori, e introducendo il controllo a distanza non sulle persone ma sulle procedure.

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