Addio arsenico, addio fluoruri. A Viterbo, salvo alcune zone (Grotte Santo Stefano, Roccalvecce, Fastello e strada Teverina) alimentate dall’acquedotto Pratoleva, l’acqua torna potabile e utilizzabile per tutti gli scopi domestici. L’ordinanza di revoca, firmata lunedì scorso dal vice Luisa Ciambella per l’impossibilità del sindaco Leonardo Michelini ad utilizzare la mano destra (ancora ingessata), mette fine dunque ad un lungo periodo in cui le alternative erano due: lunghe file alle casette dell’acqua o spese consistenti per la minerale. In gran parte del territorio comunale non ci sono più problemi: i valori rilevati sono al di sotto di quelli ammessi dalla legge (10 microgrammi per litro per l’arsenico e 1,50 milligrammi per litro per i fluoruri). I controlli e il monitoraggio comunque continueranno con prelievi costanti.
E anche per le zone finora escluse (nelle quali l’uso dell’acqua che esce dai rubinetti può essere usata solo per impianti tecnologici e igiene domestica) la quaresima idrica sta per finire: assicurano infatti da Palazzo dei Priori che “si sta lavorando per riportare a breve i valori nella norma”. Sempre dal Comune fanno sapere che “aggiornamenti sui valori dell’acqua distribuita al consumo umano tramite pubblico acquedotto e casette dell’acqua, sono reperibili sul sito www.asl.vt.it e sui relativi link disponibili sui siti istituzionali del Comune di Viterbo (www.comune.viterbo.it) e della Talete spa (www.taletespa.eu).
Intanto sull’argomento interviene con una nota il consigliere regionale del Nuovo Centrodestra Daniele Sabatini che, a proposito delle ritrovata potabilità, afferma: “Si tratta di un risultato che attendevamo da tempo, che abbiamo sollecitato con tutti i mezzi e gli strumenti istituzionali a nostra disposizione. Finalmente, dopo mesi di attesa e di allarme tra la cittadinanza, ora la situazione sembra tornare lentamente alla normalità. Adesso, è necessario tenere sotto controllo le ultime aree della provincia al fine di uscire definitivamente dall’emergenza”.
“E’ importante, poi, evitare – conclude Sabatini – che in futuro possano ripetersi simili situazioni, e proprio per questo è prioritario che la Regione sappia farsi carico della gestione. I comuni non possono essere lasciati soli e abbandonati, e soprattutto non si può intervenire solo quando la situazione è fortemente critica”.