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Al vegano si dà volentieri una mano

La filosofia alimentare fa proseliti nella Tuscia: una degustazione per capire

La chef Laura Belli ai fornelli

La chef Laura Belli ai fornelli

“Salva una pianta, mangia un vegano”. E questo è uno dei tanti slogan maligni che, ormai da un pezzo, gira dentro alla rete. Un po’ per provocazione nei confronti di una realtà sempre più radicata. Che cresce nei contenuti e nelle proporzioni (e quindi fa discutere). Un po’ perché la gente deve pure ammazzare il tempo. Ché di lavoro ci sta sempre meno. Fatto sta comunque che i vegani si moltiplicano a vista d’occhio. Piuttosto, per chi non fosse ferratissimo, si sta parlando di colori i quali hanno abbracciato “un movimento filosofico basato su uno stile di vita fondato sul rifiuto di ogni forma di sfruttamento degli animali”. Tanto quelli che si ingurgitano. Quanto quelli che si ammazzano per fabbricare vestiti, scarpe, eccetera eccetera.
Anche a Viterbo il veganesimo ha la sua tribù di aficionados. E anche a Viterbo, parallelamente al resto dello Stivale, il fenomeno è in netto aumento. Tant’è che qualche ristoratore illuminato ha deciso di mettersi al passo coi tempi. Non una scelta netta però. Una trattoria vegan chiuderebbe più veloce di un negozio di sigarette elettroniche. Bensì un menù parallelo. Un’alternativa. Insomma, una scappatoia che non lasci a piedi (o meglio, a casa) una fetta di pubblico ormai vasta.
È questo il caso dell’agriturismo I giardini di Ararat, a Bagnaia. Struttura improntata storicamente sulla consapevolezza e sulla sostenibilità. Pronta ad accogliere questa novità pionieristica. Tra l’altro dopo l’inserimento saltuario nella “carta” (con identiche modalità e non poche polemiche) degli insetti. Ecco. La chef Laura Belli stavolta ha deciso di proporre qualcosa di meno, come dire, scrocchierello.

Un delizioso piatto vegan

Un delizioso piatto vegan

“Convinti e impegnati nella rivoluzione alimentare – spiega proprio lei – crediamo che la dieta vegana, non in termini assoluti ma come un’alternativa, sia uno strumento importante per ridurre l’abuso di carne rossa, che rappresenta uno dei primi fattori di inquinamento mondiale ed è simbolo del maltrattamento animale. Inoltre, con questo approccio, potremo favorire la conoscenza di alcuni prodotti che ci sono sconosciuti. Rispettando, nello stesso tempo, la diversità e la libertà di scelta di ogni individuo”.
Se ne parlerà proprio ai Giardini il prossimo 23 di gennaio, venerdì, in una cena degustazione. E, a tal proposito, cosa ci sarebbe da mettere sotto i denti? Un sacco di roba. Andiamo quindi per ordine. Antipasti. Pastellata di verdure di stagione. Bruschettone con funghi sottolio. Carpaccio di grano e ceci con insalatina di radicchio e noci. Primi. Polentina Taragna con funghi misti e ceci neri. Caramelle ripiene di formaggio di soya e prezzemolo, in salsa di pomodoro e origano. Miglio italiano allo zafferano della Tuscia. Secondi. Sformatino di broccolo e patate con pachino saltato al vino e mandorle tostate. Polpettine di lenticchie con cumino e coriandolo, con vellutata di spinaci e pinoli. Timballo di legumi e muscolo di grano al cartoccio con verdure di stagione. Dolci. Pere caramellate al vino dolce con crema di sesamo e polvere croccante di pane. Cannolo aperto di cioccolata con crema al latte di riso, alla cannella e noci. Visciole selvatiche maraschinate.
Mica male, tutto sommato. E buon appetito.

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