21112024Headline:

“Le liste d’attesa? Le smaltisce una coop”

Roberto Talotta, responsabile Sanità di Fondazione

Roberto Talotta, responsabile Sanità di Fondazione

“Invece dei dipendenti e delle strutture convenzionate, la Asl utilizza infermieri e fisioterapisti di una cooperativa privata, per abbattere le liste d’attesa”. La denuncia è del direttivo comunale di FondAzione (la lista civica che esprime un consigliere comunale, Gianmaria Santucci) ed ha, come punto di partenza, la serie di servizi dedicati in questi giorni da Striscia notizia sull’affollamento dei Pronto soccorso romani.

“Sul problema delle liste d’attesa – dicono da FondAzione – la Asl di Viterbo si sta giocando buona parte di reputazione. Ci risulta che per abbatterle, i vertici dell’azienda hanno deciso affidare questo compito ai dipendenti di una cooperativa privata, saltando il personale dipendente e gli operatori delle strutture convenzionate, che pure hanno un’indubbia esperienza professionale. Per come è stata collocata, questa operazione ricorda tanto un’intemediazione di mano depora, che deploriamo, politicamente e non solo, perché rischia di ridursi ad uno sfruttamento vergognoso dei lavoratori, professionisti della sanità come infermieri e fisioterapisti”.

La questione, secondo il direttivo comunale, è ancora più grave perché non tiene conto delle procedure consuete di reclutamento dei lavoratori: “Dove sono finiti gli avvisi e i concorsi pubblici – si chiedono quelli di FondAzione – La dignità professionale dei professionisti che, arruolati dalla coop, svolgono mansioni qualificate ma sono retribuiti miseramente, e vivono di una precarietà addirittura maggiore dei tanti precari già in senso alla Asl? Non parliamo di lavoratori di serie B, ma di serie Z, tra l’altro in un settore delicato come la sanità”.

La domanda finale apre scenari interessanti, o inquietanti: “Ci chiediamo come mai al momento di fare queste scelte la Asl non abbia coinvolto le parti sociali e la stessa politica, con l’intento di ricercare soluzioni più idonee per fronteggiare un’emergenza come le liste d’attesa. Che non si può certo estinguere con ingaggi occupazionali che portano a carenze inaccettabili sulla tutela del lavoro e dei lavoratori…”

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