Galassia centrodestra. Tenere il conto comincia ad essere piuttosto complicato. Tra partiti, movimenti, gruppi e gruppuscoli vari, l’area che fu sotto il dominio incontrastato del Berlusca si spacchetta in mille rivoli. A testimonianza che il potere d’attrazione del Cavaliere mostra pericolose crepe.
Già, perché i segnali di acque agitate arrivano proprio dall’interno. Archiviata l’esperienza del Popolo della libertà (nato sul famoso predellino e affondato in primis dalle batoste di Fini), si è scelto di tornare a Forza Italia quanto meno un marchio beneaugurante visto che fu con quella sigla che avvenne la discesa in campo un ventennio fa quando cominciò il periodo d’oro dell’uomo di Arcore. Le voci di dentro sono tante e discordi e il dottor Silvio fa molta fatica a tenere a bada Fitto e Brunetta, Romani e la Santanché,e poi la Gelmini e una miriade di semisconosciuti che alza la voce solo perché manca una guida ferma e coerente.
Addirittura, per i due neo fondatori del gruppo misto in Comune, gli ex forzitalioti Elpidio Micci (azzurro della prima ora) e Vittorio Galati (sponda An), ad imporre la linea sarebbe la fidanzata del Cavaliere Francesca Pascale. Chissà che non ci metta la zampetta anche l’inseparabile Dudù… Per tornare alle vicende viterbesi, a Palazzo dei Priori quella che fu un’armata quasi invincibile si è ridotta a meno di quattro amici al bar (Marini Giulio, Sberna Antonella, Ubertini Claudio). Un autentico tracollo sul quale aleggia pesante il mai sanato conflitto (che eufemismo) tra mariniani e battistoniani: solo un congresso provinciale potrà dirimere l’atavico conflitto. Con il rischio sempre consistente che qualche soccombente se ne vada sbattendo la porta. Nemmeno il potente ma ormai un po’ arrugginito Tajani sembra in grado di frenare una deriva senza freni.
Decisamente più in palla Fratelli d’Italia: linea politica chiara, una leader indiscussa (Giorgia Meloni), iniziative costanti sul territorio, duri e puri sempre. Certo, le recentissime inchieste su Mafia Capitale qualche ammaccatura non possono non averla prodotta visto che con Alemanno sindaco in Campidoglio c’erano anche i mameliani. Se riescono a trovare un nome spendibile, in proiezione 2018 possono aspirare a guidare la coalizione per cercare di tornare a guidare il Comune: non è ipotesi pellegrina sempre ammesso che sia possibile ritrovare uno straccio di unità.
Ancora non ben chiara la posizione del Nuovo centro destra: al governo con Renzi, all’opposizione di Zingaretti, in maggioranza in Provincia, all’opposizione in Comune. Posizioni troppo variegate e talvolta in contraddizione tra loro che generano confusione e incertezza. Il consigliere regionale Daniele Sabatini vorrebbe sparare a zero sul sindaco, frena (ma adesso un po’ meno) il consigliere comunale Goffredo Taborri, uno dei leader della lista Oltre le mura che consentì l’elezione di Michelini. Nel futuro ci sarebbe un ritorno all’ovile del centrodestra, ma per gli azzurri erano e restano “traditori”. Sarà complicato mettere insieme tante differenze e tanti insulti.
Nel cortile sempre più affollato del centro moderato, non si può non ricordare Gianmaria Santucci, capo di FondAzione e eterna aria da “bravo ragazzo”. Le sue analisi sono sempre lucide, le critiche pungenti, fuori discussione la dimestichezza con i meandri della burocrazia e la competenza amministrativa. Che da sempre aspiri a fare il sindaco di Viterbo è il classico segreto di Pulcinella. L’anno buono potrà essere il 2018? Troppo presto per dirlo. Che lui ci conti è fuori discussione.
Il cerchio si chiude (almeno per ora) con la Lega Nord la cui marcia su Roma continua, guidata nella Tuscia da tempi non sospetti dal maresciallo Umberto Fusco e a livello nazionale da Matteo Salvini (il regista che ha avuto il merito di spazzar via Bossi, il trota e relativo cerchio magico), con il sindaco di Verona Tosi nel ruolo di fantasista. Anche qui linea politica chiara, con una ricca dose di populismo, poche parole d’ordine ma tutte capaci di conquistare la pancia prima che il cervello. Recentemente alla Lega ha aderito l’ex consigliere comunale Pdl Porciani (in verità la cosa ha interessato solo i familiari stretti e gli amici più intimi, e forse neanche loro), mentre come costola è spuntato il movimento Patriae (genitivo singolare o nominativo plurale? Si gradisce spiegazione…) che fa capo a Federico Fracassini, figlio dello scomparso Antonio, uno dei leader della destra viterbese. Alla presentazione ha sottolineato con una certa qual enfasi che Patriae guarda al futuro: meglio saperlo subito. Così, solo per regolarsi. A proposito di Patriae, potrebbe essere dativo singolare. O anche vocativo plurale. Chissà…
Certo che tenere insieme tante anime e relativi appetiti sarà impresa paragonabile alla scalata dell’Everest con le mani e i piedi legati. Auguri.