E’ un clima da rivoluzione perenne che neanche nel Sudamerica dei bei tempi, o in quegli staterelli instabili dell’Africa centrale. Epurazioni come se piovesse, e però che paghino, come è quasi sempre accaduto nelle altre esperienze della famiglia Camilli. Già, perché Camilli di solito non cambia tanto per cambiare, ma cambia per vincere. Così, all’indomani della sconfitta in quel di Sora (0-1, ma con sfiga ottima e abbondante) ecco le prime decapitazioni. Metaforiche, s’intende.
La prima testa a cadere è quella di Alessandro Luci, il direttore sportivo arrivato a via della Palazzina lo scorso 6 marzo, pochi giorni dopo dell’ingaggio del tecnico Gregori. Insieme, i due sono stati protagonisti della rimonta sul Rieti e della conquista del campionato di Eccellenza. Ma già quest’anno, con l’esonero dello stesso allenatore, anche l’avventura di Luci in gialloblu sembrava segnata. E così è stato. Ora si attende il successore.
Anche perché il presidente Vincenzo Camilli, a Sora a botta calda, aveva individuato il colpevole in “chi aveva costruito la squadra. Una squadra di giocatori che invece di correre camminano”. Come dargli torto? L’organico dei leoni è di prima qualità, invidiato da tutte le altre formazioni del girone G (e da buona parte dell’intero panorama di serie D). Non solo: il mercato in entrata è aperto H24, appena venerdì è arrivato l’ennesimo rinforzo, quel Samuele Neglia di cui si parla un gran bene. E altri ne arriveranno di qui a Natale, quando si riapriranno le liste.
La rivoluzione è in corso, insomma, anche e soprattutto in uscita. Dopo Federici, che ha lasciato ufficialmente per problemi fisici, altri esuberi sono all’orizzonte. Da Cirina, difensore un po’ troppo focoso, a Morini, attaccante ha fallito anche a Sora e al quale probabilmente non sono bastati né la doppietta (con esultanza polemica) al Selargius né il gol a Genzano per convincere. Ma altri potrebbero essere tagliati. Per una squadra profondamente rinnovata, adatta al 4-2-3-1 che piace a Ferazzoli e in grado di rientrare in gioco al vertice. I punti dell’Ostiamare sono 7, ci sono ancora tre quarti di campionato da giocare e nessuno – a partire dai Camilli – vuole rinunciare a provarci. E magari a riuscirci. Cambiare, certe volte, può essere la soluzione.