La pesantissima cornice d’argento. Il cuscino lavorato a mano dalla zia. La cartolina hard inviata dagli amici spiritosi. Il regaletto inutile dei colleghi. Più un’altra quintalata di roba, accumulata durante quindici lunghissimi anni. Ferindo Palombella ha preso una bella scatola di cartone e l’ha riempita di tutti questi oggetti. Come nei film. Probabilmente con tanto di lacrimuccia e pacca sulla spalla. Il suo terzo mandato in Camera di commercio è terminato. Ed ora tocca al rampante Merlani (dopo una contrattazione che manco a Wall Street). Per l’ormai ex presidente è tempo di ricominciare. Chiaramente dopo aver fatto il più classico dei bilanci.
Svuotato l’armadietto, signor Palombella?
“In realtà con qualche giorno di anticipo”.
Non vedeva l’ora di scappare?
“No. Ci mancherebbe. È solo che dopo 15 anni e 9 mesi oltre non si può proprio”.
Partiamo da allora. Che situazione trovò all’insediamento?
“Diversa da un punto di vista legislativo. Ma soprattutto entrai in punta di piedi, così come poi sono uscito”.
Velata polemica?
“Ci mancherebbe. Sono sceso da cavallo al momento giusto. Tutto qua”.
A trittico concluso, la più grande soddisfazione?
“Aver dato voce alle associazioni di categoria dentro un ente”.
Solo questo?
“Chiaro che no. Essere entrati noi dentro le imprese. E non viceversa”.
Che tradotto sarebbe?
“Velocizzazione. In ottica progettuale. Sburocratizzazione. In sostanza”.
E si è fatto molto?
“Credo proprio di si”.
E si poteva fare di più?
“Sempre si potrebbe. Ma accontentiamoci”.
Perché mai?
“Viviamo in un contesto difficile. Dal tessuto economico debole”.
Parla delle piccole imprese?
“Chiaro. Fortuna che siamo riusciti a far rete. Altrimenti la crisi ci avrebbe veramente stroncato”.
A proposito: il progetto che ancora la fa gongolare?
“Il marchio Tuscia Viterbese”.
Ormai un grande classico. Come il cornetto Algida.
“E dire che è partito tra lo scetticismo di molti”.
In realtà gira bene.
“Alla grande. A livello regionale benissimo. Sul nazionale se la cava”.
Idea sua?
“Serviva uno strumento alla provincia. Gli abbiamo dato un volano. In coro”.
È pure carino, graficamente.
“Richiama gli etruschi. Mare. Laghi. Arte. Non solo gastronomia. Questo è fare cultura d’impresa”.
E Merlani al suo posto? Come lo vede?
“L’uomo giusto nel momento giusto”.
Dicono tutti così.
“Non ho mai negato di appoggiarlo. È un imprenditore. Sa ascoltare. Pensa. Medita. E poi decide in solitaria, ma tenendo conto degli altri”.
Ha un consiglio da girargli?
“Tanta pazienza”.
Scontato.
“Lui è bravo a tessere tele. Che lo faccia con le associazioni”.
Considerando com’è partito…
“Se ha vinto è perché qualcuno ha perso. Ovvio. Ora però si ponga super partes e non fallirà. Ha capacità”.
Anche perché il futuro non appare poi così facile.
“Appunto. Tra tagli e nuovi piani sarà dura. In condivisione lo sarà meno”.
E Palombella invece? Cosa farà d’ora in avanti?
“Ripasso in Cna. Che poi non ho mai lasciato”.
Torna a fare il frate?
“Così dicono. Rimango a disposizione come vecchio saggio”.