Inizia un’ora dopo (“E se non siamo in grado di partire alle ore 15 è meglio che si ritorni al vecchio orario delle 15.30”, dicono il presidente Rossi e il capogruppo di Forza Italia Ubertini), ma quando inizia, il consiglio comunale regala subito fuochi artificiali. Sono fuochi amari, però, perché relativi alla vicenda mense. Una storia che si trascina da mesi, e che sembrava risolta dopo la sentenza del consiglio di Stato, che riconsegnava la vittoria dell’appalto alla società Serenissima dopo il ricorso al Tar della Ep, seconda classificata. E invece no: detto che il servizio non è ancora partito (dovrebbe iniziare lunedì), restano incertezze anche per undici lavoratori, finora non riassunti – come prevederebbe il contratto – dalla nuova ditta.
Sulle sorti di questi chiede lumi il capogruppo di Fratelli d’Italia Luigi Buzzi, che invoca anche un sopralluogo al centro cottura del Poggino (che dovrebbe essere ultimato) da parte della quarta commissione, che si terrà stamane. Alle richieste non può rispondere l’assessora competente, Raffaella Valeri, semplicemente perché non c’è. E allora ci pensa il sindaco, che giudica “irrituale” un sopralluogo e che rassicura tutti sulla prossima assunzione degli undici. “Il Comune vigilerà, ma mi sembra che ci siano tutte le garanzie del caso e lo stesso assessore ha avuto rassicurazioni in merito da parte dell’azienda”.
Il problema è che i lavoratori si trovano vittime loro malgrado della querelle tra le due società, la Ep e la Serenissima, e il passaggio da una all’altra, benché previsto dal contratto, potrebbe non avvenire mantenendo lo stesso rapporto di lavoro, oppure potrebbe addirittura finire a rischio qualora nuove sentenze giuridiche, in futuro, rivedano l’assegnazione dell’appalto. Michelini glissa: “Il Comune non intende entrare nel contenzioso tra due soggetti, di certo il contenzioso non può e non deve pregiudicare la situzione lavorativa”. Ma a Buzzi non basta, e allora arriva la richista di sapere come farà la Serenissima a cuocere i pasti già da lunedì visto che gli undici non ancora assunti lavorano tutti proprio al centro cottura. Applausi da parte dei lavoratori presenti in sala, che tra l’altro confidano a microfoni spenti di essere pronti a rivolgersi a loro volta al tribunale anche per evitare di sottoscrivere contratti diversi da quelli che già avevano. E ulteriori manifestazioni, anche più clamorose, non sono da escludere. Anzi.