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TusciaExpo, scontro Regione-Comune

regione_lazio-2Come volevasi dimostrare: l’assemblea di TusciaExpo – la società costituita da Regione, Provincia, Comune e Camera di commercio – è andata secondo le previsioni di tutti. Non del Comune, che da sei mesi puntava al rilancio di questa realtà (in crisi da anni), magari attraverso il progetto di un centro agroalimentare da realizzare alla Volpara. Talmento convinti, quelli di Palazzo dei priori, da essere riusciti a rimettere in bonis la società. Almeno fino a ieri, quando l’assemblea ha approvato il bilancio, ha confermato il processo di liquidazione e ha dato mandato al liquidatore Maculani di sistemare le cose con i creditori.

Nessuna sorpresa anche da parte della Regione, che ieri ha confermato di volere il riconoscimento di un debito di 957mila euro (700 dei quali per progetti infrastrutturali anticipati e mai realizzati, 200mila a copertura di un decreto ingiuntivo di una banca, che la Regione ha pagato unilataralmente, cosa contestata dagli altri tre soci). Una volontà politica, quella dell’amministrazione Zingaretti, convinta che TusciaExpo non sia riuscita a soddisfare le esigenze per la quale è stata creata e che dunque debba chiudere. Una divergenza clamorosa rispetto alle idee del Comune di Viterbo (rappresentato ieri da Aldo Fabbrini), che oltretutto aveva paventato l’ingresso di investitori privati nel progetto, investitori mai visti. Una piccola vittoria sta nel fatto di aver ottenuto l’inserimento dei 700mila euro nel fondo rischi, mentre la Regione avrebbe voluto inserirla nella voce debiti del bilancio.

Le parti si sono comunque date ancora qualche settimana di tempo per capire se la società possa rimanere in vita e consegnata a Palazzo dei priori, naturalmente dopo aver risolto le questioni debitorie, un nodo non da poco specie per quei creditori che sei mesi fa si erano visti congelare le rispettive spettanze. Ma questo è un altro discorso, per altro delicatissimo.

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