“Caro Ministro Franceschini, se il problema è puramente economico la Provincia di Viterbo mette a disposizione alcuni suoi edifici per ospitare la Sovrintendenza ai beni archeologici dell’Etruria meridionale”. Il presidente Marcello Meroi e l’assessore provinciale alla Cultura Giuseppe Fraticelli lanciano un ancora di salvataggio all’ente che il ministro Dario Franceschini vorrebbe cancellare e accorpare a quello regionale.
“Ancora una volta – spiega Meroi – il Governo centrale, in nome del risparmio, vuole penalizzare i territori. Con la cancellazione della Sovrintendenza dell’Etruria Meridionale a rimetterci sarà una delle zone, archeologicamente parlando, più ricche del mondo. Se dovesse andare in porto la riforma, passerebbe alla sovrintendenza regionale, quindi saremmo in presenza dell’ennesima soluzione romanocentrica. Dopo la riforma delle Province, e altri vari tagli, si presenterebbe un altro eloquente esempio di come nel disegno del premier Renzi i territori locali non hanno la possibilità di esprimere la propria autonomia”.
“Va bene che il ministero ha bisogno di revisionare la spesa per aggiustare le proprie casse – continua Fraticelli – ma a pagare non devono ancora una volta essere i cittadini di provincia. I numeri forniti dai sindacati parlano chiaro: le spese per il personale che cura, gestisce e vigila i tesori dell’Etruria, sono irrisori al cospetto di quelli utilizzati a Roma. Per questo dobbiamo fare fronte comune al cospetto dell’ennesima scelta scellerata di fagocitare le potenzialità dei territori locali”.
Qui arriva la proposta: “L’amministrazione provinciale – proseguono Meroi e Fraticelli – è disponibile a mettere a disposizione della Sovrintendenza: palazzo degli Alessandri, palazzo Scacciaricci e la torre Scacciaricci per ospitare i loro uffici, insomma mettiamo a loro disposizione il cuore di Viterbo. Visto che, difficilmente, il ministro potrà risparmiare sugli emolumenti dovuti ai dipendenti, con questo gesto vogliamo tendere la mano al Ministero che così potrà risparmiare i soldi destinati alla struttura che ospita nella capitale l’ente. Una soluzione dalla doppia valenza – chiudono presidente e assessore – visto che si salverebbe una figura fondamentale per la gestione delle risorse culturali della Tuscia, che, allo stesso tempo, verrebbe ospitata direttamente sul territorio”.