Che se uno la cerca bene prima o poi la mosca bianca si trova sempre. Ok, mettiamoci pure che in questo caso la vicinanza di Orvieto (e quindi l’Umbria), nonché il fascino della location, giocano il loro ruolo suggestivo e accattivante. Ma dalla Teverina giungono comunque notizie confortanti riguardo la storica domanda “con la cultura ci si mangia?”. Sì, e a quattro ganasse. Potrebbero confermare gli autoctoni. Tra l’altro senza stravolgere né deturpare l’ambiente circostante. Anzi, valorizzandone le potenzialità presenti, ma troppo spesso inespresse.
Si è chiusa l’ennesima edizione del Tuscia in jazz versione estiva. Ormai piantata stabilmente in quel di Bagnoregio. Con puntate, logiche e mirate, sulla bomboniera Civita. In attesa che la direzione fornisca i bilanci, solo loro lo fanno (e pubblicamente), ecco qualche numero. Circa ottomila gli spettatori. Un quarto di questi si è affacciato per la sola Night in jazz (una sorta di notte bianca, ma raffinata). Oltre centocinquanta invece i corsisti. Provenienti da tutto il mondo. Con diverse famiglie al seguito. Strutture ricettive, bar e ristoranti sempre gonfi. Per due settimane di appuntamenti rovinate soltanto (e in minima parte) dal clima ostile.
“Ed è un peccato, perché qualcosa l’abbiamo anche dovuta rinviare – ci scherza sopra Italo Leali, il direttore – Nonostante ciò la risposta del pubblico è stata eccezionale. Senza voler tralasciare nessuno, ricordo che abbiamo avuto in cartellone Giovanni Lindo Ferretti, Kurt Rosenwinkel, Peter Bernstein, Rossana Casale, Scott Colley, Donnie Mc Caslin, Marcus Gilmore, fino allo straordinario Omar Sosa. Il meglio di ciò che il jazz moderno, e non solo, possono offrire oggi. Quindi grazie all’amministrazione e ai nostri main sponsor. Meta Energia, Grappa Zanin e Carivit. Che in tempi non particolarmente facili continuano a credere in noi”.
A proposito, cosa ne pensa il Comune teverino del proprio investimento? “Sono felice, per un successo che conferma la bontà della scelta fatta quando si è deciso di puntare sulla cultura per creare opportunità di crescita – apre così il sindaco Francesco Bigiotti – Ormai per Bagnoregio questo comparto industriale costituisce una delle prime risorse. E quindi intendiamo continuare a puntarci in futuro, a tutto vantaggio di un indotto locale che ha mostrato di saper recepire gli stimoli che gli abbiamo fornito. Il riscontro ottenuto dal Tuscia in jazz, sia in termini di presenze, che per quanto riguarda il gradimento, ci induce a insistere su questa strada, senza dimenticare le altre iniziative ancora in corso. La rassegna teatrale Civit’Arte e il festival di classica Note tra i Calanchi. Ormai Bagnoregio e Civita, pure in virtù della loro predisposizione logistica, sono dei contenitori di eventi da cui l’offerta culturale non può prescindere”. In tre parole? Soldi spesi bene.