20112024Headline:

Alessandro Gatto vuol fare il presidente Figc

Alessandro Gatto

Alessandro Gatto

Decisamente più bello di Demetrio Albertini (era facile). Oggettivamente più giovane di Carlo Tavecchio (che già il cognome la dice lunga). Eppure la sua candidatura non è stata nemmeno presa in considerazione. Perché? Partiamo dall’inizio.

Prologo. L’Italia (pallonara) rientra dal Brasile con le ossa rotte e con la consapevolezze di aver fatto una figura che la metà bastava. Abete si dimette. Prandelli si dimette. Pirlo, Buffon e De Rossi analizzano (a modo loro) la batosta. “Occorre ripartire” diventa la frase del giorno. Sulla bocca di tutti. Nomi nuovi e teste fresche. Così Alessandro Gatto, trentaduenne viterbese con 10 anni di esperienza tra le scrivanie dei dilettanti, non ci pensa due volte. Raccomandata alla segreteria federale Figc. Letterine all’Aia, leghe A, B e C, Lnd, associazione calciatori e allenatori. Consegna a mano a Zarelli (Cr Lazio). E per conoscenza agli organi di stampa (Sky, Mediaset, Rai, Gazzetta, Tuttosport, Corriere). Trenta e più pagine di programma (piuttosto, da Albertini e Tavecchio ancora manco una riga), consultabili su internet. Idee innovative. Pensieri discutibili. Cose inutili, utili, meno utili e via dicendo. Il tutto nei tempi previsti, il 10 luglio (in attesa del responso dell’11 agosto). Insomma, il Gatto s’è candidato alla presidenza della Federazione italiana gioco calcio. Spinto pure da quel certo Caressa che più volte ha invitato “chiunque se la sentisse” a farlo.

E ad oggi il postino ancora non lo è passato a trovare. Zero mail. Manco un piccione. La sua posizione non è stata certificata. Poiché da statuto occorre il mandato delle componenti tecniche (quelle elencate sopra). Come mai? “O dico cose troppo stupide – spiega lo stesso – Oppure in qualche modo provoco fastidi. Non credo di essere l’unico ad aver dato un segnale in tutto lo Stivale. L’unico dei ‘comuni mortali’, chiaramente. Non cerco pubblicità, e di sicuro gli altri due sono monumenti storici del panorama. Ma questo silenzio mi lascia comunque una punta di amarezza e delusione”.

In realtà il vuoto cosmico si sta riempiendo. Poiché i click sul suo link (http://www.slideshare.net/mobile/pascqualoo/programma-riforma-calcio-alessandro-gatto) sono già oltre cinquecento. Grossomodo cinquecento in più della strana coppia. E in diversi stanno manifestando un appoggio, quantomeno morale (ma anche tecnico), a diffondere la notizia. “Dovremmo tornare a produrre calcio – chiude il Gatto – Abbiamo una storia illustre e offriamo un servizio fermo ormai da venti anni. Bloccato. L’11 agosto sarà il mio compleanno. Lo passerò con gli amici dilettanti. E credo proprio che se le cose proseguiranno su questa piega sarò uno dei tanti che preferirà le partitelle sotto casa ad uno sport diventato ormai costosissimo ma privo di talenti e situazioni piacevoli”.

I ricchi sono in campo, i poveri in tribuna. Il mondo s’è rovesciato. Più o meno questo ha detto Cesare Prandelli ieri l’altro. Che ok, non sarà il miglior esempio da prendere in considerazione in questo momento. Ma chi è senza peccato scagli la prima palla.

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