A Tarquinia ci sta l’Ara della Regina. Probabilmente il tempio più importante riconducibile agli etruschi (lo è per certo in Etruria). E giacché quella è piena zona etrusca, e che chiaramente potrebbe risollevarsi dalla morsa della crisi proprio attraverso la sua storia e le sue bellezze, il complesso risulta pressoché abbandonato. Non solo. Quelli dell’università Agraria da anni ormai custodiscono la porzione e la coccolano come fosse un figlio. Senza incassare un eurino e spesso andando anche incontro a inceppi burocratici che farebbero cadere le braccia pure a Ghandi. Il tutto sotto la guida della Soprintendenza. Che da un lato incoraggia i “volontari” a operare, tanto poi non li paga. E dall’altro li blocca con permessi che arrivano a babbo morto (quando arrivano).
E quelli dell’università, che a una certa si sarebbero pure rotti, ecco che si sfogano. “Come ogni anno stiamo pensando noi al complesso archeologico – annunciano col labbruccio – Lo stato di degrado in cui versa il tempio più importante dell’Etruria è inaccettabile. Le recinzioni sono malridotte e i cancelli divelti, rendendo facile l’accesso per chiunque. Stiamo bonificando l’area pic-nic, il parcheggio e la viabilità interna. Un luogo esteso in balìa di atti vandalici. Sono stati rinvenuti rifiuti di ogni genere”. Probabilmente i famosi dipinti delle tombe hanno stimolato oltremodo qualcuno…
Ma andiamo avanti. “La speranza è che l’iter di riforma appena avviato sia rapido e restituisca dignità ai territori e alle Soprintendenze. Fino a oggi le poche risorse erogate sono destinate alla sola salvaguardia della necropoli dei Monterozzi, peraltro effettuata con ritardo, lasciando sommersi dalla vegetazione il resto delle persistenze. Pochi sanno inoltre che il biglietto di ingresso pagato alle tombe e al museo lascia zero euro a Tarquinia. Una scelta che lede all’immagine della città. È troppo facile poi prendersela con gli enti. Un tale patrimonio ha bisogno di maggiore attenzione da parte dello Stato”.
Ma tra tante brutte notizie (compresa quella che vorrebbe sbaraccata la Soprintendenza, made in Franceschini), la notizia buona però (col solito “relativo” appresso) è che in questi ultimi giorni “la Soprintendenza ha autorizzato l’Università a procedere alla pulizia – parla l’assessore locale Alberto Blasi – Siamo stati altresì autorizzati a riparare la rete e il cancello divelto. Sotto l’attenta supervisione del personale addetto e di un archeologo”.
Poi aggiunge. “Come noto la competenza non sarebbe di Agraria. Ma abbiamo reputato indispensabile un simile intervento per ridare un minimo di dignità al tempio più prezioso del pacchetto. La carenza atavica di fondi statali su cultura e archeologia, rende città come la nostra più vulnerabili di altre. Grazie all’associazione Archeologicamente e alla Stas, il sito invece ha ripreso vita il 13 agosto, con uno splendido concerto gratuito. Occasione d’oro per far ritornare antiche suggestioni e anche una proposta per rendere fruibili e vivi luoghi di grande interesse turistico”.
Il pianoro della Civita, dove l’Ara è collocata (tra l’altro si sta parlando di un Sic, sito ad interesse comunitario) è di dimensioni importanti, non facile oltretutto da proteggere da atti vandalici. “Sarebbe bello vedere scavi aperti per riportare alla luce antichi tesori – chiude Blasi – Le risorse non sarebbero un problema, basterebbe infatti riconoscere i premi di rinvenimento chiesti dall’università. Che siamo pronti a mettere a disposizione per questo importante fine».
Meglio valore bassi comunque. Per ora il permesso di usare le scope senza retribuzione è già un lusso d’altri tempi.