C’erano forse 500 persone. Ma soprattutto c’era tutta la Viterbo che conta (a cominciare dai politici) alla festa per i 40 anni della Union Printing e dei 100 della tipografia Unione (azienda antesignana) con tanto di ricordo (dovuto, anzi dovutissimo) al cittadino scomodo Sauro Sorbini, del quale fanno bella mostra i suoi indimenticabili manifesti di protesta, alcuni – per i loro contenuti – ancora attualissimi.
C’era tutti insomma, ma il dato politico di una kermesse che in un paio d’ore ha ripercorso la storia di questa azienda viterbese è un altro: le eccellenze, nell’imprenditoria locale, esistono e si fanno valere non solo in Italia, ma anche in Europa.
Peccato che siano realtà isolate, di cui il territorio non si accorge o che snobba (del resto, nemo profeta in patria). E che quindi non facciano parte integrante di quel sistema Viterbo – attualmente ancora di là da venire – che invece sarebbe come la manna dal cielo per un’area che continua ad essere depressa. E che è in gran parte ancora sottomessa a quel piagnisdeo imprenditoriale secondo il quale la colpa è solo ed esclusivamente dei politici.
La Unione Printing, celebrando i suoi 40 anni di vita, è invece la dimostrazione concreta che – se si vuole – ce la si può fare. Anche a dispetto delle carenze del territorio e della completa assenza di infrastrutture, spesso usate anche come alibi da un’imprenditoria locale dedita solo all’investimento sul mattone e incapace di farsi venire qualche nuova e brillante idea in testa.
Ieri mattina, negli sconfinati locali di una tipografia iper-moderna, è stata ripercorsa la storia di un’azienda nata nel 1974 per volontà di un capostipite (Sauro Sorbini, appunto) e dei suoi familiari (I figli Oliviero e Ferrera, il genero Roberto Pepponi). Che, dopo le difficoltà iniziali, ha saputo crescere e potenziarsi facendo affidamento solo sulle proprie qualità e sull’impegno di chi ci lavorava (compresi i figli di Roberto e Ferrera, Michele e Alessandro). Che oggi è diventata, da piccola azienda gestita a livello familiare, una grande azienda capace di fatturare circa 30 milioni l’anno, di dare un posto di lavoro a circa 100 persone, di produrre prodotti di altissima qualità grazie alle competenze del personale e alle strutture di cui nel tempo si è dotata. Un’eccellenza insomma, dove però – e lo si è toccato con mano anche ieri mattina – i rapporti personali contano e sono importanti. Dove il concetto di grande famiglia si è mixato sapientemente con quello di grande impresa.
Le famiglie Sorbini e Pepponi si sono godute ieri mattina il loro giorno di gloria. E anche i riconoscimenti di un territorio (politici compresi) che oggi li tratta con deferenza e quasi con ammirazione per ciò che negli anni, questo manipolo di imprenditori con la “I” maiuscola, è riuscito a fare.
Il problema però, è sempre lo stesso: una rondine non può fare primavera, anche se oggi quello sviluppo tanto agognato nei lustri passati forse è un po’ più a portata di mano. A patto però che si tiri fuori il coraggio e che si producano idee, ancor prima delle risorse. La città termale, una volta svanito il sogno dell’aeroporto (per il quale in passato lo stesso Roberto Pepponi si è speso molto), potrebbe essere la nuova chiave di volta. E in questo giro il destino è solo ed esclusivamente in mano ai viterbesi.
Viterbo ha bisogno di una, dieci, cento Union Printing (nel senso di imprese che eccellono per la qualità di ciò che offrono). Alla politica il compito di dettare le linee guida, all’imprendtoria quello di rischiare in prima persona (senza rivolgersi ai santi in paradiso di una volta). Solo così ci potrà essere una vera svolta.
Nel frattempo non resta che prendere atto di ciò che la Union Printing ha saputo diventare. Tenendo presente che Roberto Pepponi e la sua famiglia non hanno avuto bisogno della politica. Ma la politica ha ancora oggi bisogno di loro.