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Villa Lante, primo maggio part time

Il giardino all'italiana di villa Lante

Il giardino all’italiana di villa Lante

Parallelismi telefonici. Domanda: “Scusi? Domani è aperto il Colosseo? Siamo una trentina di giapponesi, vorremmo capitare in visita”. Risposta: “Stiamo decidendo. Riprovi tra ventiquattro ore. Adesso non so dirle con precisione. Grazie”. Quant’e’ improbabile questo dialogo? E che un posto come quello chiude? No, chiaramente. Il Colosseo sta sempre lì, a disposizione del turista. Dell’umanità. Villa Lante invece si. Villa Lante può rimanere serrata. Già lo fa ogni lunedì, come i parrucchieri. Ma anche, volendo, il primo maggio. Una data unica nel suo genere. Un appuntamento annuale nel quale anche l’ultimo dei bar si organizza a dovere. Perché di gente ne passerà sicuramente un boato. Perché è, semplicemente, un dì di festa. Ma non importa. La struttura chiuderà i cancelli dopo le 13. Alla faccia dei passanti (tremila la scorsa Pasquetta, tanto per rendere l’idea). Alla faccia del buonsenso. Alla faccia di qualsiasi logica.
E perché? Lecito chiederselo. A questo punto però scatta un meccanismo ancor più articolato e paradossale di quanto esposto fino ad ora. Pare (il condizionale è d’obbligo fino ad un certo punto) che i guardiani abbiano già terminato le loro “ore extra”. Ovvero ciò che comunemente si definisce con l’appellativo di “straordinario”. Della serie, la stagione buona deve ancora partire e qui già si sa che questi non lavoreranno un minuto in più del previsto. E ok che il portafogli della Sovrintendenza piange. Ma non potrebbero organizzarsi meglio? Non per niente, ma a dicembre capita di trovarne tre a zonzo per quattro presenze totali. Comunque, con questi presupposti ci sarebbe stata ieri l’altro una riunione tra Ministero e Sindacati. Da un pinzo quindi i gestori del parco. Dall’altro i paladini dei guardiani. Quelli che curano loro gli interessi (economici, chiramente). “La Villa può essere aperta solo da chi ci lavora abitualmente”, parere insindacabile dei sindacati. “E se non ci danno disponibilità come la mettiamo?”, replica plausibile del mondo. “Parliamone”, il compromesso. In una contrattazione che si è chiusa a metà. Scontentando tutti.
A condire il dibattito inoltre, come se non bastasse, ecco la (velata) provocazione della neonata Pro Loco: “Ci stiamo noi. Gratuitamente”. Che tradotto vuol dire due cose. In primis è folle che la storia prosegua così. Secondo poi è giunto il momento di coordinare le forze e di cooperare. Ammesso e concesso che l’intento comune sia quello di sviluppare turismo…
Un esempio pratico? Il lunedì di Pasqua su tremila teste almeno la metà avevano già programmato (e probabilmente prenotato) il viaggio. In tanti (troppi) son finiti per girovagare come monaci tibetani, senza piattino ma con la medesima fame, alla ricerca di un pasto. E nemmeno caldo. Un panino. Una bibita. Un tramezzinaccio. D’altronde diverse attività, non conoscendo la massa corposa in arrivo, avevano optato per il giorno di riposo. Forse sarebbe bastato telefonargli. Fargli ‘na voce.
Ma sicuri che questi non hanno scambiato il primo maggio per il primo aprile? Se è uno scherzo, per favore, ditecelo subito.

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