Mario Quintarelli, ha visto? Il mercatino etnico si farà. Lo ha deciso il consiglio comunale.
“E sottolineo all’unanimità”.
E lei, da consigliere comunale del Pd che ha proposto questa cosa come si sente?
“Soddisfatto”.
Anche se quando uscì fuori questa idea…
“…successe il finimondo”.
L’accusarono di voler creare un ghetto.
“Assurdo. Non avevano capito proprio nulla. O forse capirono benissimo, ma strumentalizzarono”.
Il suo mercatino era, è, per l’integrazione.
“Infatti. Solo che a qualcuno faceva comodo far credere il contrario. Mi rendo conto però che la politica nasconde queste insidie”.
Specie tra gli alleati, visto che alla fine l’opposizione non ha fatto una piega e anzi ha votato compatta per il suo provvedimento.
“Infatti chi allora fece casino va cercato tra la maggioranza. In qualche lista civica (Viva Viterbo, ndr), con l’aiuto di giornalisti compiacenti”.
Meglio non pensarci più, adesso ha vinto lei. Come l’immagina, questo mercatino etnico?
“Come accade nelle altre città, ci sono tantissimi esempi del genere che funzionano. Uno spazio di vitalità, integrazione, di sviluppo economico”.
Dove?
“Mi auguro dentro Viterbo, perché non avrebbe senso farlo altrove, lontano”.
Ha qualche suggerimento?
“Penso a piazza della Rocca, sulla quale ho ricevuto e continuo a ricevere tante segnalazioni da parte dei commercianti e dei residenti: si lamentano perché quella zona viene regolarmente esclusa dalle manifestazioni che riguardano il centro storico£”.
Eppure lo spazio ci sarebbe.
“Eccome. Penso all’area pavimentata intorno alla fontana, e ai marciapiedi che costeggiano lo spazio verde tra i parcheggi. Lì potrebbero sorgere le bancarelle, senza ridurre i posti auto né rovinare il prato. Per un giorno a settimana porterebbe un po’ di vita, di colore e di economia al quartiere. Comunque, ci penseranno i tecnici comunali ad individuare l’area”.
Lei dice che questa proposta servirà anche per combattere l’abusivismo.
“Certo. Perché sarà il Comune a dare le licenze, che potranno essere richieste e ottenute anche da tutti quegli ambulanti che oggi sono senza permessi. Molti di loro sono stranieri, anche se non mancano certo gli italiani”.
E le merci?
“Anche qui ci sarà un minimo di filtro per le categorie da mettere in vendita. Per evitare che sui banchi del mercatino etnico finisca della robaccia. Niente zozzerie, insomma”.
E’ la sua seconda proposta che passa all’unanimità.
“Già, prima c’è stata quella a sostegno dei papà divorziati. Sono contento che entrambe le mie idee siano state votate da tutti”.
Sulle coppie di fatto, invece, lei aveva proposto il registro, ma poi lo hanno approvato quando era assente.
“Mi sono arrabbiato, mi sarebbe piaciuto che qualcuno si ricordasse di me. Ma lasciamo perdere: quello che conta è che il regolamento sia passato. E’ una questione di civiltà”.