“E’ ora di non raccontare più le favole. E’ ora di dire che non è vero che tutto va ben madama la Marchesa. La Tuscia è in emergenza”. Così, in estrema sintesi, il documento finale che “Focus impresa e lavoro” (nato circa tre anni fa per iniziativa di Camera di commercio, associazioni di categoria, sindacali e associazioni di tutela dei consumatori della provincia di Viterbo) ha diramato al termine degli incontri/confronti con le forze politiche e i rispettivi candidati alla tornata elettorale del 24 e 25 febbraio dedicata al rinnovo del Parlamento e degli organi della Regione Lazio.
La Tuscia è in emergenza. Lo dicono alcuni indicatori su tutti. Progressivo invecchiamento demografico; tasso di disoccupazione giovanile superiore al 40 per cento; limitata propensione delle imprese a fare rete; imprese piccole, se non micro (nel 2012, il 66,1 sono ditte individuali); difficoltà a penetrare nel mercati esteri: in ultimo – e questa è una criticità che rischia di rendere purulenta la piaga della crisi – difficoltà di liquidità, determinata non solo dalla grave situazione congiunturale, ma soprattutto dai ritardati pagamenti delle amministrazioni pubbliche e dallo stop alla concessione dei crediti da parte delle banche.
Dopo l’analisi, ecco l’obbligo di “discutere – spiega Ferindo Palombella, presidente dell’ente camerale – e approfondire, con finalità propositive, tematiche che nel breve e medio termine interessano lo sviluppo economico del territorio”. Tematiche che riguardano “il rilancio gli investimenti pubblici e delle imprese” per la realizzazione di infrastrutture su gomma e rotaia, vale a dire il consueto rosario composto da: completamento della traversale Orte-Viterbo-Civitavecchia e dell’autostrada Tirrenica; rendere pienamente operativo del centro intermodale di Orte; determinare un collegamento veloce su ferro con la Capitale etc.
Il documento del Focus non nasconde che arrivare a un approdo che sostanzia sviluppo e crescita non è facile, né immediato. E rileva che la Tuscia potrà uscire dall’emergenza solo se il percorso di internazionalizzazione e innovazione troverà la strada libera, risolvendo quelle che vengono definire “priorità strategiche”.
L’elenco è lungo: sbloccare i pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti di imprese e fornitori; facilitare l’accesso al credito; promuovere la nascita di nuove imprese; potenziare la formazione tecnica e professionale; utilizzare gli strumenti dell’alternanza scuola-lavoro e dell’apprendimento in impresa in base al modello tedesco; attuare rapidamente l’agenda digitale e la semplificazione amministrativa; sostenere il processo di modernizzazione dei centri urbani, grandi e piccoli, del Viterbese per ridurre così il digital divide, vale a dire il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle tecnologie dell’informazione (in particolare personal computer e internet) e chi ne è escluso.