E ora che Federico Fracassini, 42 anni, geometra, è stato nominato assessore provinciale in sostituzione del padre Antonio, scomparso il 3 novembre 2013, e gli sono state assegnate le stesse deleghe (Affari generali e legali, Patrimonio, Scuola alberghiera, Sportello dei consumatori, Ufficio relazioni con il pubblico, Innovazione sistemi informatici, Centro elaborazione dati) detenute dal genitore medesimo, sarà il caso di riepilogare le memorabili dichiarazioni che sono state pronunciate in corso d’opera, tratte da www.viterbonews24.it ; www.viterbopost.it; www.tusciaweb.it; www.messaggero.it
“Antonio Fracassini ci ha sempre detto che il suo percorso politico con la nomina d’assessore si sarebbe concluso. Voleva terminare con un ruolo di primo livello ed ha espresso la volontà che il suo testimone fosse raccolto da Federico, che ha la stessa passione” (Paolo Bianchini, esponente di Fratelli d’Italia).
“Come diceva spesso Antonio Fracassini non esistono enti inutili, esistono amministratori inutili, se non si dà loro la possibilità di lavorare” (Gianluca Mantuano, consigliere provinciale Fratelli d’Italia).
«Chi pensa che la nomina abbia sapore clientelare e familistico è un idiota” (Paolo Bianchini).
“Che Federico Fracassini voglia seguire le orme del padre è lodevole. Ma forse avrebbe fatto bene a guadagnarsi l’incarico sul campo e non a riceverlo come eredità. Anche per non far scendere ancor di più l’appeal di un ente – come la Provincia appunto – che si sta stancamente trascinando verso l’estinzione decisa dal Governo senza risparmiare ai cittadini, agli elettori, ai pagatori, spettacoli squallidi, ripicche, tranelli e traccheggiamenti” (commento anonimo apparso su Viterbo Post).
Alla domanda se la sua nomina non pone un problema di opportunità politica, Fracassini junior ha così risposto: «Non sono d’accordo. Si tratta di una coincidenza. Mi spiego: sono stato il primo dei non eletti alle ultime comunali, nel precedente rimpasto ero già tra i papabili. Purtroppo la scomparsa di mio padre ha fatto coincidere le due cose, il partito ha puntato su di me perché ritiene che io abbia le carte in regola per questo compito».
“Mio padre era una persona onesta e per questo ha sofferto. Si è ammalato, con le prime analisi sballate, tre anni fa, quando scoppiò l’inchiesta sul Cev e ricevette l’avviso di garanzia. Si è sentito messo in mezzo solo per aver firmato una delibera. E poi gli interrogatori, il nome sui giornali, il processo lo avevano trasformato. Era innocente e si è sentito tradito anche da alcuni amici storici» (Federico Fracassini)
E ora che il giovane Federico è stato nominato assessore, l’augurio che gli facciamo (e ci facciamo) è che le colpe dei figli non ricadano sui padri.
Evidentemente, nell’Italia della partitocrazia omnicomprensiva, anche un assessorato fa parte del lascito ereditario. Rassegnazione o forconi, questo è il dilemma.