23102024Headline:

“Ma che semo venuti a fa’”

viterbeseDice che ieri a Canino si è aperta la caccia. E lo sanno pure al bar del Cacciatore, a due passi dal campo sportivo, dove gli appassionati vanno a far freddare i fucili e a riscaldarsi le viscere dopo l’alzataccia mattutina. E’ passata da poco l’ora di pranzo, e una carovana di macchine attraversa il paesino della Maremma laziale, lo sveglia coi clacson, lo colora di bandiere. Sono i cinquecento che la domenica hanno sempre un impegno inderogabile, irrimandabile, irriducibile: niente matrimoni per loro, niente gite fuoriporta con la fidanzata, niente pizza e cinema, niente relax sul divano davanti a Sky. Sono i cinquecento seguaci della Viterbese, pronti per l’ennesimo campionato da vivere in trincea. Che inizi a Canino, e che valga per il torneo regionale d’Eccellenza per loro – che pure negli anni hanno accarezzato la serie B, e poi sono scesi e sono risaliti e hanno preso fregature, e illusioni, e cotte violente da liceali – in fondo è la stessa cosa. Stessa merda, un altro giorno, nella speranza che stavolta il domani sarà migliore e che comunque, anche in caso contrario, loro c’erano, ci sono e ci saranno.

“L’hai portato il pallottoliere?”, chiede lo spiritoso di turno. “Zitto e bevi”, la risposta d’uopo. E giù, il vino bianco che scende e che bagna l’ugola e la prepara per i cori che verranno. Si parcheggia, e si parcheggia dappertutto, intorno al campo sportivo comunale Piermattei in Canino. Fuori dai capannoni agricoli, sulle stradine, a due passi dal calcinculo messo lì per la festa del patrono, viva viva San Clemente. Di lì, un fiume gialloblù risale la corrente verso il botteghino, pesci veloci e voraci e talmente ipnotizzati da non accorgersi neanche di Piero Camilli, il Comandante, in cerca di un posteggio per la sua Audi presidenziale, che da sempre guida di persona e non lascia toccare a nessuno.

Dieci euro per entrare, cinque i ridotti: la Caninese ha fiutato l’incasso di lusso, e l’impressione è che si tratti solo della prima di una lunga lista di biglietti a prezzo (im)politico. Comunque, l’accoglienza locale è ottima, mentre il branco si sistema in tribuna, e attacca il repertorio da hit parade e sventola le pezze al cielo scuro che promette pioggia. E infatti piove presto, settembre infame, ma chissene: la gente resta incollata in tribuna, mentre le squadre entrano in campo e danno via alle operazioni. Dieci minuti di finto equilibrio e poi la Viterbese esce dal guscio, ne fa due e poi un altro e in mezzo arriva solo il gol della bandiera biancazzurra, ed è bello e romantico che l’abbia segnato Angioletto Troili, un viterbese-bagnaiolo prestato al nemico. Prima della fine ne arriveranno altri tre, e pensare che la coppia d’attacco titolare non c’è, con Noviello squalificato e mezzo Toscano (ma comunque in gol dopo essere entrato).

Il vino circola che è un piacere, mentre mister Solimina s’incazza o fa finta di. La Viterbese insiste, affonda, gioca di fino, fa i cambi e diverte. In tribuna, spuntano anche due tute straniere, quelle dell’allenatore e del direttore sportivo del Football club, che domenica prossima sarà al Rocchi nello scomodo ruolo di vittima predestinata. Se ne vanno molto prima della fine, con l’espressione a metà tra lo stupore e la preoccupazione di essere i prossimi sulla lista della Gialloblù.

Altri cori, donne, uomini, vecchi e bambini che sul 6-1 si aspetterebbero il cambio di campo, come nel tennis, e che poi esplondono in un ironico: “Ma che semo venuti a fa?”. Si faccia una domanda, si dia una risposta: siete venuti a sostenere la squadra della vostra città, che sarà pure momentaneamente in Eccellenza, ma ha quei colori, quello stemma e quella fame da leone di tornare grande. Il prima possibile, da Canino a Marassi: basta prendere la Veientana, e la Commenda, e farsi un po’ di fila al bivio dell’Oasi. Una vittoria senza attesa che vittoria sarebbe? E’ pure spuntato il sole, a un certo punto.

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