Secondo giorno di polemiche, con della musica in sottofondo. Jazz, naturalmente. Dopo le rivelazioni del direttore di Tuscia in Jazz (celeberrima manifestazione che da dodici anni riempie le estati della provincia e da quattro anche quella viterbese), e la replica dell’assessore Barelli, arrivano altre prese di posizione. La storia è sempre la stessa: al festival è stato negato il contributo di 7mila euro dal Comune e dunque chiude in anticipo, annullando quattro concerti a Bagnaia. L’assessore alla Cultura ha replicato ex lege, giustificandosi con la mancanza del regolamento per i contributi, che ancora deve essere discusso e approvato. La Provincia è intervenuta con grazia nella polemica, dichiarandosi pronta a prendersi in carico i quattro concerti. Questo fino a ieri.
La nuova puntata è la controreplica di Italo Leali, che dopo aver solennemente promesso di “non disturbarvi più”, ne dice quattro all’assessore: “Il Tuscia in Jazz che partecipa regolarmente ad un bando, viene da lei accusato di voler essere fuori legge. E perché? Perché secondo legge, vorrebbe, partecipando ad un bando pubblico, arricchire il panorama culturale di Viterbo oltretutto portando anche dei fondi? E cosa significa “altra cosa è l’acquisto di beni o servizi o spettacoli da parte dell’amministrazione così come avvenuto a Ferento”? E chi decide quali spettacoli comprare con i soldi dei cittadini? C’è una commissione? Un gruppo di esperti? Lei faceva parte della commissione? E perché, Omaggio a Gaber e Branduardi invece di altri spettacoli? E noi del Tuscia in Jazz saremmo coloro fuori legge perché chiediamo risposte a una settimana dall’evento? Invece è normale che lei e tre amici vi riunite in una stanza decidendo quali spettacoli comprare, con i soldi dei cittadini, appagando i vostri gusti musicali?”. E a questo punto Leali si cimenta con un grande classico: il presunto conflitto d’interessi di Barelli: “In uno di questi spettacoli tra l’altro, ci sono persone che hanno concorso in lista con lei e collaboratori di Caffeina; saremmo quindi noi quelli che non facciamo le cose secondo legge e in modo chiaro che invece abbiamo seguito tutte le procedure di un bando pubblico? Trovo veramente ridicola la sua accusa e mi sembra tanto la risposta di una persona che non sa più che pesci prendere”.
Come se non bastasse, sulla vicenda interviene anche l’associazione Amici di Bagnaia. Il presidente Aldo Quadrani prima racconta di aver chiesto un appuntamento a Barelli ma di aver ricevuto la classica “buca”. E poi passa a illustrare il suo caso: “Abbiamo presentato per il cartellone dell’estate viterbese due eventi culturali e, pur non avendo avuto risposta alcuna, faremo con le nostre risorse economiche quanto programmato, perché non pensiamo sia corretto comunicare avvenimenti culturali e poi in un secondo tempo revocarli adducendo un mancato intervento dell’ ente pubblico”. Di qui, la frecciatina a Tuscia in Jazz, che dopo non aver ottenuto il contributo ha annullato le quattro serate previste e annunciate: “E’ troppo facile attaccare il carro senza i buoi e poi forzare la mano, minacciando la revoca delle serate, per avere altri interventi, il tutto sempre e solo a danno della comunità…”
La musica dell’ottuso filippino Barelli è in realtà un po’ vecchiotta: clientelismo e favori alla lobby di riferimento “Caffeina”-“Viva Viterbo”. Solo Michelini può cambiare questo pessimo spartito: cacciando dalla maggioranza Filippo Rossi da Trieste e le sue marionette eterodirette.