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Serra: “Vorrei essere il Renzi della Tuscia”

Francesco Serra

Francesco Serra

Lui fa il cardiologo a Belcolle e nella sua professione è uno molto stimato. Anche perché, a 46 anni suonati, di vite ne ha salvate più d’una. Ma il pallino della politica ce l’ha sempre avuto nel sangue. Forse ereditato da papà Nicola , consigliere comunale socialista, assessore e vicesindaco negli anni ’70, quando il Psi era il Psi. E adesso che anche lui s’è fatto un paio di mandati a palazzo dei Priori sui banchi del centrosinistra, ha deciso che è arrivato il momento di fare il grande salto. Al di là delle decisioni prese dall’appartato viterbese del partito.

Allora Serra, perché ha deciso di candidarsi alle primarie per il sindaco?

“Perché credo sia arrivato il momento e perché penso che il mio impegno civico – per me la politica è soprattutto questo – debba dare di più. L’esperienza che ho fatto in questi anni mi ha insegnato che c’è una città che ha voglia di cambiare. Ma c’è anche un partito da cambiare: il Pd. E io ritengo di avere il profilo giusto per tentare di cambiare questa città, ma anche il mio partito. Però serve, da parte mia, un maggiore impegno. Per questo considero esaurita la mia esperienza come consigliere comunale e ritengo l’impegno di sindaco la sua naturale prosecuzione”.

Insomma, da quello che dice lei si propone come il Renzi di Viterbo…

“Beh, si. Cerco di proseguire l’esperienza che ho fatto in questi anni proprio su quei termini. Vede, i miei pensieri da tempo erano gli stessi che hanno contraddistinto la politica dei renziani. Insomma, io renziano già mi ci sentivo da tempo. Poi è arrivato lui, che è stato bravo perché ha dato la stura a ciò che molti pensavano. Lui ha dato un’idea nuova di partito ed è stato coraggioso perché lo ha fatto contro tutto e tutti. Anche se poi le primarie le ha perse”.

Primarie un po’ troppo chiuse…

“No, il primo turno è stato vero. Nel secondo invece si è tentato di stringere un po’ troppo il cerchio, perché qualche timore nel frattempo era comparso. Quelle per i parlamentari invece, hanno risentito dell’organizzazione del partito. Sono state limitate dal numero chiuso dei votanti. Nel complesso però, va preso ciò che di buono è avvenuto: ovvero, che s’è dato il via a un bel processo democratico. Ovviamente, da migliorare in futuro”.

E quelle in programma il 24 marzo saranno primarie vere?

“Penso e spero di sì. Al di là dell’inevitabile bagarre, quando si permette di votare a tutti, senza alcun limite, può uscir fuori qualsiasi risultato. Certo, mi aspetto che arrivino anche le solite truppe cammellate inviate dai plenipotenziari del partito, ma sono convito che non tutta la città seguirà le indicazioni che arriveranno dall’alto”.

Però non è che a Viterbo siano state indette con tanto entusiasmo…

“Le primarie le ho volute io. E il Pd non poteva non farle”.

Già, poi qualcuno le ha consigliato di desistere…

“Beh, ci sono stati due tipi di pressioni: quelli che ti vogliono veramente bene, che ti dicono “chi te lo fa fare, continua a fare il cardiologo”; e gli altri, quelli secondo i quali dovrei ritirarmi per “non rompere equilibri consolidati”. Io ho fatto tesoro di tutti i consigli, ma poi ho deciso di testa mia”.

Che ne pensa delle altre candidature?

“Ben venga Leonardo Michelini. Ma sappia che non ci sono unti del signore. Ognuno ha il suo profilo e questo deve portare a costruire una candidatura unitaria prendendo quel che c’è di buono da tutti i concorrenti. Insomma, va realizzato un processo che porti alla più ampia partecipazione possibile da parte degli elettori. Quanto agli altri due, conosco poco Massimiliano Capo. Per niente Raffaella Valeri, che considero una bella candidatura, soprattutto perché è una donna. Anche se credo che mi rosicchierà qualche voto. Ma farà bene al processo delle primarie”.

Già, lei a chi chiederà i voti? L’apparato del partito sostiene Michelini…

“A tutti quelli cui è piaciuto quel vento innovativo portato da Matteo Renzi. Ma anche al mio elettorato. A quello delle frazioni, di cui mi fregio di far parte. E chiedo voti anche all’interno del Pd, perché ritengo che ci sia una larga fetta del partito che non disdegni la mia candidatura. E poi Renzi, non è uno del Pd?”.

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