Il destino dei paesaggi suburbani, spesso contornanti le mura urbiche – di genesi medievale -, è stato segnato in larga parte d’Italia dalla (più o meno) recente espansione edilizia che li ha irreversibilmente cancellati. Quest’ultima non ha per solito riservato la benché minima attenzione alla valenza storica delle aree di suburbio che sono state considerate territori di conquista da costruttori non sempre propensi ad agire nel rispetto della legge e tanto meno dei paesaggi. Nei casi fortunati in cui oggi qualcosa sopravviva si pone con la massima urgenza il problema della tutela di tali contesti.
A Viterbo, il noto comprensorio del Luparo-Arcionello e quello del Piano dei Bagni resistono in qualche misura alle offese dei secoli e a quelle, ancor più pesanti, della contemporaneità. La vicenda della valle dell’Arcionello, ora Parco Regionale, è nota a molti e ne accennerò qui solo per dire 1) che non si vede ancora alcun segno di quella valorizzazione tante volte evocata a beneficio della cittadinanza; 2) che ancora incombono sul Parco, sulla sua perimetrazione e i suoi complessivi destini pericoli non trascurabili (forse meno gravi e immediati, ora, dopo la caduta con fracasso di scandali della giunta Polverini). Quanto al Piano dei Bagni -dissoltesi fortunatamente nel nulla le velleità aereoportuali- un’iniziativa intesa a comporre in itinerario turistico organicamente concepito le vestigia antiche e quelle medievali varrebbe a dotare Viterbo di un’attrattiva assai rilevante: tanto più rilevante in quanto ulteriormente potenziata dalla presenza dell’Orto botanico e dalle risorse del termalismo. Ove sussistesse la volontà politica di muovere in questa direzione, Arcionello e Piano dei Bagni potrebbero costituire il nucleo primo di un Parco suburbano da estendere in progresso di tempo, con ottime motivazioni, alle campagne poste ad ovest della città, fino a raggiungere -attraverso la tagliata di strada Signorino- Castel d’Asso.
Il concetto di ‘città storica’ è, a mio modo di vedere, un concetto ampio che non deve limitarsi ad assumere la città intramuranea, e magari soltanto una parte di essa. Le contrade suburbane che sopra abbiamo ricordato sono parte integrante della Viterbo ‘storica’, in quanto hanno sempre vissuto in simbiosi con l’insediamento urbano. Adoperarsi perché esse mantengano almeno una parte dei tratti che le hanno caratterizzate nel tempo significa battersi per conservare e promuovere l’identità cittadina. Non sembra peregrino affidare questa sintetica riflessione all’amministrazione comunale che verrà: anche perché, rispetto a quanto suggerito, non può valere l’alibi della mancanza dei fondi.