“Fratello sole, sorella luna” sono oscurati sul cielo di Ronciglione. Dove anzi, sono diventati fratelli coltelli. Perché alla fine ha dovuto cedere: don Pierantonio Fanella ieri mattina ha lasciato il convento dei Frati Cappuccini di Ronciglione. Si è trasferito nella sacrestia della attigua chiesa di San Francesco, che in quanto tale gode dell’extraterritorialità e magari qui nessuno lo caccerà.
Sì, perché il sacerdote è stato cacciato. Ultimo custode del convento è finito sotto sfratto, stritolato da una sentenza emessa dal tribunale di Viterbo su richiesta della Provincia Romana dei Frati Cappuccini, l’ordine dal quale si è dimesso e che è proprietario della struttura. Insomma, non essendo più frate non avrebbe titolo, secondo i querelanti, di occupare il convento. Al fianco dei cappuccini pure la curia vescovile di Civita Castellana: tutti contro il custode del convento in via San Francesco D’Assisi.
Eppure, la cristianità spesso negata dalle azioni di chi dovrebbe esserne il portabandiera viene riscattata dalla gente comune. Eh sì, perché i cittadini di Ronciglione si sono stretti intorno al parroco cercando di evitare lo sfratto. Se la sono presi con l’ufficiale giudiziario, coi carabinieri, col parroco di Ronciglione e col vescovo, rei di appoggiare la cacciata. Fanella però ha calmato gli animi ed evitando di inasprire il clim,a ha abbandonato il convento prima che le forze dell’ordine lo costringessero a farlo.
In mezzo c’è anche il futuro del convento, di proprietà della Provincia romana dei Frati cappuccini. Il 19 febbraio don Fanella ha inviato al Comune le circa 1.300 firme con cui si chiedeva la cessione della struttura a Ronciglione. A marzo il sindaco di Ronciglione Alessandro Giovagnoli ha scritto al ministro provinciale dei Cappuccini, Gianfranco Palmisani, perché si potesse trattare, in un incontro, il passaggio di proprietà del convento. Nessuna risposta è ancora arrivata.