di Andrea Stefano Marini Balestra
Viterbo,16.11.24
Dispiace da queste colonna segnalare i records negativi della Città di Viterbo. Ci dispiace, ma. tant’è !
Le osservazioni fatte dai media non sono per segnalare qualcosa, sia esso di buono o meno buono, ma per far conoscere alla gente la realtà delle cose.
Ebbene, dopo decenni, un capoluogo di provincia con circa 80mila abitanti è senza una sala cimematografica. Non crediamo che in altre analoghe situazioni si trovino altri importanti centri urbani italiani.
E pensare che l’inventore delle sale cinrematografiche fu un uomo della Tuscia: Filoteo Alberini da Orte (Alberini aprì della prima sala cinematografica in Italia. Si trattò della sala Reale Cinematografo Lumiere, inaugurata nel 1899).
Quindi, per un karma avverso, il capoluogo della Tuscia che sogna candidarsi ad essere Capitale europea della cultura 2033, non ha nelle sue mura una sala cinematografica.
E non è che manchino. Il Teatro Genio (primo teatro di Viterbo sin dal XVI° secolo) è chiuso in balia dei topi. Nessun’amministrazione, presente e passata è risuscita riaprire un bene pubblico della Città in pieno centro storico. Un’altra storica sala, il Metropolitan in via del Pavone, un gioiello di sala moderna, è chiuso da decenni. Altre minori sale hanno chiuso battenti. Restava il cimema Lux di Via Trento, ma da tempo senza proiezione di qualcosa, nemmeno films d’essai. Il Cimema Trento a La Quercia, un ricordo.
Oggi, per andare a vedere un film. un viterbese deve andare almeno a Vitorchiano o a Montefiascone o nei vicini centri limitrofi (ma non troppo) dove esistono sale cinematografiche.