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Stasera al Teatro di Ferento un’ esilarante rappresentzione in vernacolo:”Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione é n’anno di Antonio”

Riceviamo e pubblichiamo

Viterbo,29.7.24

VITERBO – Lunedì 29 luglio alle 19,30, nell’area antiche terme, sarà la volta di ‘Don Felice Sciosciammocca creduto guaglione ‘e n’anno’ di Antonio Petito, con la regia di Roberto Capasso. In scena anche Nello Provenzano, Miriam Della Corte e Valentina Martiniello. 

. Come di consueto, l’appuntamento sarà preceduto alle 18,30 dalla visita al sito archeologico di Ferento a cura di Archeotuscia.

Nello spettacolo, Don Felice, fantasioso ma squattrinato studente, si imbatte in un manesco e irascibile scarparo, Pulcinella, padre di una bella fanciulla e di un pargoletto di un anno. Galeotto un paio di scarpe rotte da risuolare.

Don Felice si innamora della fanciulla e viene da essa ricambiato, ma lo scontroso ciabattino è contrario al fidanzamento della figlia con Don Felice, il quale giunge persino a sostituirsi al neonato nella culla, pur di restare accanto all’innamorata e al contempo proteggersi dalle angherie di Pulcinella. Da qui una serie di equivoci spunto di lazzi, con il fine di far divertire il pubblico.

Così si dà il via a questa gustosa burletta, come direbbe Antonio Petito, ritenuto ultimo grande interprete della maschera di Pulcinella. Figlio di un altro celebre Pulcinella, Salvatore Petito, e di donna Peppa (Giuseppina D’Errico all’anagrafe), impresaria di un baraccone nel quale si rappresentavano spettacoli per il popolo, Antonio era soprannominato in famiglia ‘Totonno ‘o pazzo’ per la sua estrema vitalità.

Fu proprio il padre a dargli il battesimo teatrale, cedendogli la maschera nel corso di una rappresentazione teatrale al Teatro San Carlino di Napoli, dove in seguito si produsse più volte. Proprio dietro le quinte di quel teatro, Petito ebbe, la sera del 24 marzo 1876, l’attacco cardiaco che gli fu fatale. Sebbene rappresentasse i suoi lavori sempre per il popolo, l’interclassismo presente nell’ambiente dei teatri di Napoli ne fece un idolo anche presso i ceti più agiati.

Fu, oltre che attore dotato di grande mimica, anche drammaturgo nonostante fosse semianalfabeta, incapace di scrivere correttamente in italiano: per questo motivo si avvalse sempre di revisori delle sue opere.

Fu anche un attento utilizzatore del linguaggio, mediante il quale caratterizzava il parlato delle diverse classi sociali, padroneggiando le varie sfumature sia dell’italiano che del dialetto.

‘È il mio terzo appuntamento da regista con il teatro di tradizione napoletana – scrive Roberto Capasso nelle note di regia – con questa messinscena continuo a mantenere un linguaggio arcaico, giocando con l’espressività corporea.

Nulla quindi è naturale, anzi, è tutto palesemente teatrale e finto, con il supporto di scenografie e costumi dichiaratamente improbabili.

Inoltre come ogni operazione di questo repertorio da me condotta, oltre a mettere in scena la farsa mi pongo l’obiettivo di riportare alla luce quegli aspetti di un teatro che ormai non c’è più. In questo allestimento racconterò l’incontro tra Don Felice Sciosciammocca e Pulcinella…’.

Ferento Teatro Festival 2024 è organizzato, come avviene da oltre venti anni, da Consorzio Teatro Tuscia con la direzione artistica di Patrizia Natale ed è sostenuto dal contributo del Ministero della Cultura, che dal 2022 lo ha riconosciuto Festival a livello nazionale, dal Comune di Viterbo, dalla Regione Lazio, da Fondazione Carivit e da Ance Viterbo.

Per ulteriori informazioni sui biglietti e sulla stagione teatrale, consultare la pagina fb Ferento Teatro Romano o il sito www.teatroferento.it/ .

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