Redazione
Viterbo,22.4.24
Una volta era festtività civile, si faceva orario ridotto a scuola e negli uffici ed era un’occasione per ricordare l’anno “ab urbe condita” che scandiva il trascorrere dei secoli prima dell’era cristiana.
In un momento “storico” del nostro tempo in cui appaiono più importanti date e festività religiose da solennizzare, l’oblio del dies natalis di Roma è un affronto alla civiltà, che, appunto nata sulle rive del Tevere, merita un ricordo perenne.
Paradossalmente, ci si ricorda del 21 aprile all’estero piuttosto che in Italia dove qualcuno si arrovella se dare giorno festivo a scuola il termine del Ramadam, ma nessuno più a scuola fa ricordare l’importanza della nascita della Città di Roma, la Capitale del Mondo.
Soltanto a Roma, una buffonesca americanata di far sfilare giovanotti travestiti da pretoriani e donzelle da vestali per il piacere dei turisti, ma non altrettanto una giornata di studio sul valore della civiltà occidentale che rappresenta l’Urbe nel terzo millennio.