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“Tuscia in pillole” di Vincenzo Ceniti ci parla della famiglia Campanari di Tuscania

l’avv. Secondiano Campanari

Riceviamo e pubblichiamo

Viterbo, 6.6.23

Londra 1837,  Pall Mall civico 121, nei pressi di Trafalgar Square. I Campanari di Tuscania Carlo, Secondiano (avvocato autore di “Tuscania ed i suoi monumenti” edita postuma nel 1856, oggi ristampata 2014 -NDA) Domenico, guidati dal padre Vincenzo, allestirono in alcuni locali della celebre via londinese una mostra di reperti etruschi che ebbe grande successo, tanto da essere riportata dal “The Times” del 26 gennaio di quell’anno.

Il visitatore al suo ingresso – si legge nel prestigioso giornale – si troverà subito in una camera arredata in modo da rappresentare l’interno di una delle tombe da cui sono stati ricavati i reperti … La forma di questi orecchini richiama perfettamente la moda attuale e la lavorazione  è identica a quella che si vede oggi nelle vetrine degli orafi… Questa nota basterà a dare al lettore un’impressione dell’esposizione, ma è soltanto una visita per avere un’idea del suo valore, mentre a descriverla per intero ci vorrebbe tutto un trattato di antichità etrusche”. Parte di quella collezione sarà acquistata dal British Museum.

E fu proprio l’effetto tomba con tutte le suggestioni e le emozioni ad esso legate, a decretare il grande successo della mostra che suscitò tanta curiosità in alcuni studiosi, come Elisabeth Hamilton-Grey e George Dennis, tanto da condurli in periodi diversi in Etruria e a Tuscania dove trovarono il Giardino di casa Campanari attrezzato a sepolcro entro cui erano collocati una decina di sarcofagi delle tombe dei Vipinana ritrovate a poca distanza dal centro storico di Tuscania;  altri erano sdraiati sotto il pergolato:

Oggi quel Giardino al n° 11 della via omonima (già via della Cava) ha perso il fascino di un tempo, ma restano intatte le emozioni osservando i suoi angoli, ricchi di ricordi così prestigiosi. Per il Dennis che ebbe modo di visitarlo nei ripetuti soggiorni a Tuscania (allora chiamata Toscanella) era il “Giardino delle meraviglie”

Tra l’altro scrisse nel suo trattato Città e necropoli d’Etruria “ Trovai una soddisfacente sistemazione nella casa di un macellaio, che aveva il vantaggio di stare accanto alla dimora dei Campanari. Il Giardino è un posto singolarissimo.Vi sembra di essere trasportati in qualche scena di un fantastico racconto arabo, dove tutti i personaggi sono trasformati in pietra .-.. Maestose matrone coperti di gioielli, giovani vigorosi e splendide ragazze sdraiati sul coperchio delle loro bare … Ciascuno sembra essere sul punto di riprendere la propria esistenza”.

Frontespizio dell’opera di Campanari (biblioteca Marini Balestra)

Dennis si sofferma a considerare che gli uomini nelle raffigurazioni sui sarcofagi hanno in mano la patera, mentre le donne un uovo o un frutto. I primi sono vestiti solo a metà. Le donne hanno collane, anelli  e lunghi orecchini a conferma della loro passione orientale per i gioielli. Osserva poi che i defunti sono rappresentati al culmine della gioia mondana per simbolizzare la felicità nella quale  avevano fatto possesso i loro spiriti.

Aggiunge “Rimasi sorpreso a casa Campanari nell’udire che la maggioro parte di questi sarcofagi, ben 27,  proveniva da una singola tomba aperta nel 1839 in un vicino boschetto di olivi chiamato il Carcarello (rectius Carcarella). I sarcofagi delle donne formavano un cerchio nel centro,  e quelli dei loro mariti erano sistemati in un più largo circuito all’intorno. Il soffitto della tomba era franato, sebbene sostenuto da tre colonne”.

I Campanari si resero promotori nei primi decenni dell’Ottocento di numerose campagne di scavi in vari centri dello’Etruria e soprattutto a Tuscania. Notevole il lavoro di recupero svolto nella vicina area archeologica di Vulci negli anni 1895-1897, i cui reperti si ammirano tra l’altro  nel museo etrusco gregoriano di Roma.

Nota: Oggi esiste a Tuscania una famiglia Campanari, non sappiamo però se derivata da quella di Vincenzo, che gestisce una premiata ditta di onoranze funebri. E’, quindi nel DNA dei Campanari il culto dei defunti che si trascina da oltre un secolo e mezzo

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