Redazione
Viterbo, 15.2.23
Si ringrazia l’amico Mauro Galeotti che dal suo libro ”
L’illustrissima Città di Viterbo, Viterbo 2002– abbiamo tratto spunto per queste note.
Viterbo che fu, non solo lo fu per agricoltura, boschi ed allevamento, ma anche per attività industriali.
A Pianoascarano davanti alla Chiesa di Sant’Andrea c’era una fornace che produceva mattoni, tegole e manufatti vari, in p.zza della Trinità esisteva la S.Giannotti & figli che inventava, produceva e vendeva rubinetteria, impianti oleari, macchine per la molitura del grano, e molto altro.,
Poi, anche l’industra ceramica.
Infatti, sino a poco meno della fine del secolo scorso esisteva la Società Ceramica Viterbese Tedeschi & compagni.
Ecco quanto ha scritto Mauro Galeotti:
“L’azienda sorgeva con un imponente complesso, insisteva infatti, su circa novemila metri quadrati di terreno già adibito ad uliveto, al confine con il Convento di Gradi, su Via santa Maria in Gradi, angolo Via Valerio Tedeschi. Allora, agli inizi del ‘900 era ubicata in Via del Museo n° 12, via dedicata poi a Valerio Tedeschi (16 Novembre 1890 – 26 Maggio 1944), figlio del fondatore dell’industria. Più anticamente questa strada era denominata Via del Torrione per una torre, demolita nel 1723, che si trovava all’imboccatura della via che conduceva a Santa Maria della Verità. Via del Torrione fu chiamata nel 1925, con deliberazione del Consiglio comunale, Via Lorenzo da Viterbo. Desidero ora ricordare che su questa via, al n° 6, era il villino di Progresso Umberto Papini il quale in una sala del medesimo teneva incontri musicali negli anni Venti, essendo lui stesso compositore di musiche. Fece stampare anche alcune cartoline con raffigurato qualche atto della fiaba musicale Il rombo incantato. Il complesso della Società ceramica, fu progettato dall’ingegnere agronomo Lorenzo Tedeschi (1859 – 1945) che nel 1906 iniziò la sua attività che vedrà, il 15 Maggio 1908, la conseguente costituzione della Società Ceramica Viterbese Tedeschi & C. Della società facevano parte: il direttore amministrativo Lorenzo Tedeschi; il direttore commerciale Filippo Molaioni ed i soci industriali, Cesare Bonacelli, capo d’arte; Pietro Finesi, stampatore; Fortunato Falchini, capo fornaciaio e Paolo Dall’Osso, eccellente modellatore nato ad Imola il 6 Maggio 1863 e morto a Viterbo il 30 Dicembre 1936. La società aveva numerosi operai che producevano in ceramica piatti, tazze, tazzine, bicchieri, brocchette, bacili, terrine. L’emblema scelto per distinguere i lavori della ceramica era quello della famiglia Tedeschi, costituito da tre torri disposte su due file, due in alto e una sotto al centro.Lo stemma, sovrastato da una corona del tipo utilizzato dai marchesi, era sostenuto dal leone eretto posto a sinistra di chi guarda e cinto a destra, per ornamento, da un fogliuto ramo di quercia. In basso era la scritta Cer. Viterbo oppure Extra strong.Lorenzo Tedeschi era anche presidente del consiglio della Società Anonima Industrie Estrattive, eretta nel 1904, con sede operativa in Via della Grotticella, a destra poco prima di raggiungere il bivio con la Strada Roncone. L’industria estraeva l’olio dalle sanse con il solfuro di carbonio, a Viterbo fu popolarmente detta dell’olio lavato. A tal proposito leggo dalle memorie di Pio Semeria (1825 c.) «si è incominciato a far l’olio lavato in Viterbo nell’anno 1814 ed i primi intraprendenti sono stati Lorenzo Gazzani del Moltedo [che aveva una mola d’olio presso san Clemente a Faul] ed il Sig. Giuseppe Marvaldi di Onelia».Agli inizi dell’attività la società chiese la collaborazione dei detenuti quali operai, la richiesta ebbe buon esito ma durò appena due anni essendo stata abolita dal Governo Giolitti, pressato dagli operai della città, che si vedevano togliere il lavoro, e dalle altre fabbriche che vedevano in tale utilizzo una minore spesa per il personale da parte della società Tedeschi.Già nel 1907, comunque, gli operai erano ben centoventi ed erano soggetti ad un severo regolamento.Nel 1929 la Ceramica Tedeschi riusciva a produrre ben sessantotto manufatti:«piatti e scodelle tondi, piatti ovali, piatti tondi, fondi e soli, insalatiere Roma e scannellate, tazze, terrine, boccalette a lattiera, boccali a uso Roma, orinali uso Roma, scannellati e con orlo tondo e falda piana».Durante la Seconda guerra mondiale la sirena elettrica della fabbrica, già utilizzata per gli operai, dal Giugno del 1940 fu usata come sirena d’allarme per avvisare il sopraggiungere di incursioni aeree assieme a quelle collocate sulle torri del Comune e Scacciaricci.Nel 1962 gli operai erano quarantasette, la chiusura dell’attività avvenne nel 1968. Oggi la Ceramica non esiste più dopo lungo silenzio, è stata abbattuta cancellando anni di lavoro, di cultura di storia viterbese, al suo posto sono nuove costruzioni per negozi ed abitazioni. Ho potuto salvare molti documenti lì abbandonati in una stanza priva degli infissi delle finestre, accesso abusivo di persone che andavano lì a dormire. E di ciò devo ringraziare Giulio Di Marco.”