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VITERBO Città termale, per il Comune, però, fino ad un certo punto

di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo19.10.22-

La zona intono Viterbo ha un tesoro nel sottosuolo. E’ il secondo più grande bacino di acque termali dopo la zona di Pozzuoli e dintorni, anzi, la presenza di acque ad elevata temperature a pochi metri sotto il terreno, rende tutt’altro che difficile la sua captazione. Per questo, sin dai tempi dell’antica Roma, proseguendo nei secoli. Viterbo ha ospitato consistenti stabilimenti termali.

Oggi, in pieno terzo millennio, ne restano pochi, anche, per molti versi, inaccessibili.

E’ una storia vecchia. Il termalismo a Viterbo sin dalla fine dell’ottocento ha sofferto la concorrenza di altri luoghi sparsi in Italia. Ne sa qualcosa l’imprenditore Grandori, quando eresse un gigantesco albergo in p.zza della Rocca all’indomani dell’apertura della linea ferroviaria Roma/Viterbo, che miseramente fallì. Mancò la comunicazione o, sin da allora, la politica cittadina era restia alle terme.

Durante il ventennio, l’allora neonata INPS, costruì un importante complesso termale che si chiamò le “Terme dei lavoratori”. Lo stabilimento termale destinato a servire i cittadini bisognosi di cure termali, ma privi di risorse. Funzionò qualche decennio, poi decadde. Oggi, un cumulo di rovine.

Nei nostri tempi, ormai, il termalismo a Viterbo è in mano a poche famiglie che si spartiscono nei loro eleganti impianti la clientela d’elite a prezzi e costi dei servizi inaccessibili. Per costoro, è ovvio, vedere come fumo agli occhi ogni iniziativa che possa toccare i loro interessi. In ciò sembrano essere d’accordo tutte le amministrazioni comunali che negli anni passati si sono succedute.

Ancora, quella attuale, a guida Frontini, sembra balbettare sull’argomento. Il Comune non da risposte convincenti sulla riapertura delle Terme INPS, nel frattempo non partecipa e non sviluppa alcunchè perchè possa esserci una politica termale, anzi, consente pure di chiudere i bagni del Bagnaccio con speciose argomentazioni edilizie, cosi privando molti di fruire a basso costo dei benefici delle acque termali viterbesi. Comunque queste presenze nella Tuscia sono certamente auspicabili

Assolutamente, e solo a chiacchere èla promozione turistica di Viterbo in merito al termalismo, quando su questo argomento c’è molto da dire e soprattutto da fare.

La chiusura di terme aperte a tutti sembra un diavolo da combattere. Eppure, centinaia di persone sono sempre convenute a Viterbo per fare i bagni senza spendere quello che pretendono gli stabilimenti di lusso che si spartiscono le acque e, fino ad un recentissimo passato, impedire pure che sgorgassero dal Bulicame.

Si parla a Viterbo come anche sede di un aeroporto civile aperto alla aviazione generale, cioè quella dei voli privati, più precisamente di coloro che possiedono un privato velivolo non per lo svolazzo in zona, ma per arrivare dal resto dell’Europa. Questo sarà certamente un mercato per il termalismo viterbese. Però nessuno ci sta pensando e nulla si prepara.

Ai tempi di Grandori lui ci aveva pensato ed investito per uno sviluppo termale a Viterbo, ma i tempi, forse, allora non maturi per un turismo termale di massa. ed andò come andò, Oggi si.

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