di Andrea Stefano Marini Balestra
Frosinone, 17.10.22
Molti cittadini ci segnalano che la Prefettura di Viterbo sta loro notificando Ordinanze- Ingiunzioni di conferma di loro ricorsi avverso Verbali di contravvenzione elevati durante la “fase dura” del lockdown di oltre due anni fa. La lettura del testo di questi provvedimenti del Prefetto non appaiono però conformi per quanto richiesto per un provvedimento sanzionatorio afflittivo che comporta sanzioni di centinaia di euro, in particolare per l’assenza di motivi precisi (solo stereotipe identiche motivazioni di “stile”) che hanno determinato la conferma dei Verbali spesso elevati dalle forze dell’ordine confusi per l’inesattezza della redazione dei DPMC emessi a getto continuo.
Ma, adesso si è avuta notizia che il Tribunale di Frosinone ha “bocciato” alla radice le norme sanzionatorie contenute nei famigerati DPCM.
Quindi valga il vero !
L’istituzione dei Dpcm durante la pandemia del Covid è da ritenersi illegittim. La sentenza Trib.Frosinone n.842 del 2022 rischia di entrare nella storia della giurisprudenza. A sentenziare è stato il Tribunale di Frosinone a firma del giudice Luigi Petraccone. Questa decisione rischia di aprire ad una incredibile revisione di molti provvedimenti assunti dal governo nazionale per fronteggiare l’emergenza Covid. In pratica tutti i vari decreti ministeriali che limitavano la libertà personale (ad esempio dall’obbligo vaccinale al Green Pass) rischiano di essere impugnati.
La Sentenza emessa dai giudici ciociari parte da una fattispecie che fu purtroppo molto presente in quei giorni nelle “zone rosse, gialle, etc”.
Un giovane frusinate venne fermato dalla Polizia stradale mentre era alla guida della sua auto. Non adducendo motivazioni giustificate e previste dal Decreto, l’uomo venne multato per 400 euro. L’automobilista presentò ricorso al Giudice di pace che in data 15 luglio 2020 accolse il ricorso.
A questa sentenza però si appellò la Prefettura di Frosinone che richiamava il rispetto del Dpcm emesso il 9 marzo 2020.
Ora, a distanza di oltre due anni, la chiusura del secondo grado di giudizio con il quale il Tribunale di Frosinone, il 6 ottobre, ha rigettato l’appello dichiarando di fatto illegittimo il Dpcm.
Il passaggio chiave del provvedimento è nel punto in cui si sancisce «l’inviolabilità di un diritto costituzionale quale quello di liberamente circolare e che di fatto provvedimenti restrittivi di questo tipo sono da ritenersi anti costituzionali anche se emanati a difesa di un altrettanto diritto inviolabile quale quello della difesa della salute pubblica.
Ma qui è il busillis. Disposizioni così limitanti per la libertà possono essere emanati solo davanti ad eventi di calamità naturale per definiti periodi di tempo mentre come si legge dal disposto del Tribunale situazioni di rischio sanitario non sono inclusi in questa previsione.
La stessa Carta Costituzionale ammette poteri speciali al Governo salvo in caso di guerra. A questo punto è mancato il presupposto legislativo su cui fondare la delibera del Consiglio dei ministri.
Altro passaggio chiave della sentenza è quello dove si afferma che «la Delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020 sia da ritenere illegittima per essere stata emanata in assenza dei presupposti legislativi, in quanto non è rinvenibile alcuna fonte avente forza di legge che attribuisca al CDM il potere di dichiarare lo stato di emergenza per rischio sanitario».
È appunto questa la delibera dalla quale, poi, hanno preso il via i vari Dpcm, anch’essi ritenuti illegittimi.
Da ultimo va osservato che a differenza di altre sentenze su argomenti inerenti la gestione della pandemia quella del Tribunale di Frosinone rappresenta una novità assoluta in quanto ritiene illegittimo proprio il principio di emanazione del decreto annullando così tutti i suoi effetti. Una decisione che rischia di far piovere sugli Uffici del Giudice di Pace centinaia di ricorsi per l’annullamento delle sanzioni ricevute. Per non parlare delle attività a cui sono state imposte chiusure forzate.