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A Viterbo si vola da quasi un secolo, dovrà continuare

Possibilità dello sviluppo della Tuscia

di A. Stefano Marini Balestra

Viterbo, 8.9.22 – Quando nel 1936 si decise di costruire il terzo scalo militare laziale, la scelta cadde nel territorio a nord del capoluogo della provincia di Viterbo per la posizione centrale rispetto a tutte le regioni italiane, la vicinanza con il porto di Civitavecchia e lo scalo ferroviario di Orte, “per il clima e le condizioni meteorologiche che permettono di effettuare qualsiasi operazione aerea nell’arco medio di 350/355 giorni l’anno”.

Purtroppo, la città di Viterbo fu città martire per i bombardamenti subiti durante la Seconda guerra mondiale proprio per l’importante base militare.

Nel 1961, però, per interessamento dell’On.Andreotti, fu fondato l’Aero Club di Viterbo ed in dotazione ad esso furono assegnati gli aerei da ricognizione dismessi dall’Aviazione Esercito, famosi Piper PA.

Fu l’aero Club di Viterbo fucina di piloti privati sportivi e con la scuola di terzo grado di piloti civili commerciali.

Negli anni 80 si tentò anche per il volo a Vela. Lungo sarebbe l’elenco dei nostri concittadini che presero il “brevetto” e guidarono la struttura. Tra i primi fu Carlo Taurchini, che oggi, dopo 60 anni di ininterrotta associazione, guida l’Aero Club che sta risorgendo.

L’Aeroporto di Viterbo, quindi fu per anni aperto al traffico civile turistico e da anni ci si batte perchè divenga il terzo scalo della Regione Lazio.

Nel programma elettorale dei nostri candidati alle Politiche imminenti c’è la battaglia per far divenire Viterbo scalo commerciale civile. Se ne parlò in passato. Poi nulla, ma adesso, secondo un progetto dell’ENAC ci sono possibilità.

Stamane, presso la Max Aviation, ditta a livello nazionale per riparazione ed allestimento velivoli del terzo livello, cosi infatti si chiama l’aviazione privata, si è tenuta una conferenza stampa. Presenti l’on.Rotelli ed il candidato Massimo Giampieri che hanno riferito delle loro iniziative a favore dello scalo viterbese intitolato al ten.Tommaso Fabbri caduto nell’adempimento di una missione in terra d’Africa.

Dovranno i nostri parlamentari eletti sul territorio rimuovere il macigno caduto dopo Il 29 gennaio 2013 quando un Piano di Sviluppo ebbe stabilire che lo scalo di Viterbo non verrà realizzato.

La popolazione viterbese sappia che una struttura aeroportuale porta lavoro ed assolutamente inquinamento.

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