Nei prossimi anni il numero dei cinghiali è destinato a crescere in maniera esponenziale. Questo è il risultato che emerge da un recente studio effettuato per conto dell’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e volto a fornire dati ed elementi che possano analizzare il rischio di trasmissione di malattie dalla fauna selvatica, al bestiame e agli esseri umani.
Tali dati sono fondamentali per la gestione dei cinghiali.
”Nel giro di pochi anni, sul territorio italiano potrebbero essere presenti fino a quattro milioni di individui se non saranno effettuati interventi volti a contenerne la popolazione” afferma Remo Parenti presidente di Confagricoltura Viterbo-Rieti. ”Il numero di cinghiali crescerà esponenzialmente, provocando danni incalcolabili all’agricoltura, rischi per la salute e per l’incolumità delle persone”.
Purtroppo manca in Italia una seria politica di prevenzione, come avviene in altri Paesi della UE.
In Francia, per esempio, sono state istituite zone di depopolamento vaste fino a 145 km quadrati, misure che fanno parte di un piano generale di prevenzione e contenimento che andrebbe approvato anche da noi con urgenza.
I danni provocati dalla fauna selvatica sono gravi anche in termini di vite umane. Secondo quanto riportato dall’Asaps, nel 2017 si sono registrati 155 incidenti significativi con coinvolgimento di animali, nei quali 14 persone sono morte e 205 sono rimaste gravemente ferite.
Le regioni più a rischio sono l’Emilia Romagna, la Toscana, il Lazio e la Lombardia.
Per tutto questo, Confagricoltura chiede che siano immediatamente prese misure in linea con i risultati degli studi scientifici voluto dall’Efsa, e propone che siano finalmente apportate le modifiche, più volte sollecitate, alla legge 157/92, attualmente in vigore in materia di caccia.