Violenza sessuale e lesioni. Sono queste le pesanti accuse da cui P.G. dovrà difendersi in tribunale: a trascinarlo in aula la moglie, dopo l’ennesima lite trasformata in aggressione.
Siamo a Orte, nel febbraio del 2014. La famiglia G. è in casa e tutto sembra tranquillo: il figlio è nella sua cameretta, mentre i genitori in camera da pranzo. Improvvisamente la furia: l’uomo si sarebbe gettato addosso alla donna. Pugni, schiaffi e un rapporto sessuale non consenziente. Un’aggressione in piena regola ai danni della moglie, consumata davanti agli occhi del bambino: le urla della madre lo avrebbero infatti insospettito e spinto nella camera da pranzo. Davanti a lui una scena orribile: la mamma a terra, il padre sopra di lei.
Ancora tutta da chiarire la dinamica dei fatti e il motivo del violento attacco: solo in aula, si giungerà alla verità.
”Siamo stati chiamati dalle centrale operativa – spiega un Carabiniere in servizio quella sera – dovevamo intervenire per sedare una lite famigliare. Quando siamo arrivati la situazione era ancora molto calda: il bambino era palesemente spaventato e l’odierno imputato alterato”.
Ad avvertire gli uomini dell’arma, una terza persona, estranea alla famiglia: probabilmente un vicino di casa, preoccupato dalle urla della donna.
Per quell’episodio, ennesimo di violenza consumata all’interno delle mura domestiche, P.G. deve rispondere di violenza sessuale e lesioni davanti al collegio del tribunale viterbese, presieduto dalla dottoressa Silvia Mattei. Si tornerà in aula il prossimo maggio per ascoltare i testimoni dell’accusa.