Questa mattina la Uecoop – associazione delle cooperative aderenti alla Coldiretti – presenta la proposta di legge regionale sull’agricoltura sociale. La presentazione si terrà a Roma, nella sala Mechelli del Consiglio Regionale del Lazio, alla presenza del presidente Daniele Leodori e del vicepresidente Mario Ciarla.
Nel corso dell’incontro sono previsti gli interventi dell’avvocato Gianfranco Calabria, del professore Saverio Senni dell’università della Tuscia e del nutrizionista Carlo Iacovissi. Concluderà i lavori l’assessore regionale all’agricoltura, Carlo Hausmann. Quella sociale è la più innovativa tra le declinazioni della multifunzionalità dell’agricoltura perché punta a favorire l’inserimento nel ciclo lavorativo dei soggetti svantaggiati a rischio emarginazione come i diversamente abili, ex carcerati, profughi ed ex tossicodipendenti, a incentivare i progetti educativi come le fattorie didattiche, a potenziare il welfare con la attivazione di agri-nido e agri-asilo.
“È la nuova frontiera dell’agricoltura – spiega Aldo Mattia nella sua doppia veste di direttore regionale della Coldiretti e presidente di Uecoop Lazio – e la nostra Regione, dotandosi di una propria legge di settore, potrà rivendicare il merito di essere tra le prime a sostenere la diffusione e il radicamento di tali tipologie di attività agricole di straordinaria valenza sociale”.
La proposta di legge delinea gli ambiti di applicazione nei quali rientrano, oltre al recupero delle persone a rischio di esclusione sociale, anche attività e prestazioni sociali e di servizio per le comunità locali, servizi terapeutici attraverso l’impiego di animali e la coltivazione delle piante e iniziative di educazione ambientale e di salvaguardia della biodiversità animale. Le aziende agricole che introducono e sviluppano questi innovativi servizi possono accedere, tramite specifiche misure del Piano di sviluppo rurale, ai contributi comunitari. Ma non solo. Le istituzioni pubbliche ed i comuni che gestiscono mense scolastiche o servizi di refezione possono inserire, come criteri di priorità per la selezione dei fornitori, la provenienza “sociale” dei prodotti agroalimentari.