Dopo l’annuncio della chiusura di alcuni punti vendita della Coop tra Viterbo e provincia il sindacato Usb incontra i vertici di UniCoop Tirreno per determinare le sorti dei lavoratori. Tempo fa Novacoop, Coop Liguria, Coop Lombardia, Coop Alleanza 3.0, Unicoop Firenze e Coop Centro Italia sono scese in campo per salvare Unicoop Tirreno, la catena di supermercati attiva in Toscana e nel Lazio. Le perdite da tamponare ammontavano a più di 100 milioni. Bankitalia ha imposto, a Uniccop Tirreno, di rafforzare il suo patrimonio, attraverso la formula del prestito sociale, a garanzia dei 120 mila soci che le hanno affidato più di 1.098 milioni di risparmi.
Lo strumento scelto dal nuovo consiglio di amministrazione, con a capo Piero Canova il manager
chiamato ad occuparsi del piano di risanamento e rilancio di Unicoop Tirreno, è quello di pareggiare il disavanzo attraverso la sottoscrizione di “strumenti finanziari partecipativi”, una sorta di azioni che Unicoop Tirreno emetterà e che le sei grandi sorelle compreranno in modo da soddisfare le richieste di Bankaitalia. Il 5 dicembre è scaduto il termine nel quale, le trenta assemblee dei soci della cooperativa, avevano la facoltà di accettare, o meno, la scelte del nuovo manager. Insieme al salvataggio, c’è però il rovescio della medaglia che consiste nel nuovo piano industriale 2017-2019, emesso sempre dal super manager Canova, e reso operativo dai suoi 4 nuovi direttori: Franco Giampaoletti, Fabio Tozzini, Mimma Cilenti e Armando Picuno. Il “piano salvezza” in poche parole, consiste nel riorganizzare la cooperativa “snellendo” la rete di vendita, “accrescendo” lo sviluppo del franchising e “dimagrendo” i costi che, tradotto, vorrebbe dire, meno lavoratori alle dipendenze. Ad oggi parliamo di 478 esseri umani, dipendenti della provincia viterbese che lavorano in 16 di negozi a marchio Coop (1 Ipermercato, 3 supermercati e 12 minimercati) a Viterbo, Tuscania, Tarquinia, Montefiascone, Ronciglione, Vallerano, Vignanello, Caprarola, Civita Castellana e Acquapendente. Quindi bisogna licenziare e vendere negozi.
Ma sul licenziare e vendere i negozi il sindacato Usb non ci sta e spiega che: “Come si può pubblicizzare la propria attività e i suoi prodotti quando è stato chiaro il discorso dei vertici sul fatto che bisogna vendere e svendere i negozi a marchio Coop e licenziare i lavoratori? Il territorio non è una vacca da mungere solo per gli accordi con i fornitori locali. L’impegno è sia di prendere ma anche di assicurare occupazione e stabilità. Come si può dire che Unicoop Tirreno ha un rapporto rispettoso con l’economia e il territorio della nostra provincia se si prospettano chiusure, franchising e licenziamenti? Il sindacato Usb, chiederà, ai consiglieri di amministrazione Unicoop Tirreno, risposte chiare sulle sorti dei negozi nella nostra provincia. Inoltre, invitata i presidenti delle sezioni soci di Viterbo e Provincia e i consiglieri di amministrazione del territorio a chiarire la situazione a tutti i soci, visto che nessuna informazione è stata mai divulgata sul nuovo riassetto della cooperativa”.
Di sicuro questa sarà una battaglia lunga e non priva di colpi di scena. Il sindacato da tempo, in prima linea nella difesa del lavoro e della sicurezza sul lavoro dei dipendenti Coop, ha dichiarato che rimarrà vigile e combatterà affinché non siano i soci e i lavoratori a fare le spese per di 12 anni di mala gestione Unicoop.