16112024Headline:

Le Olimpiadi a Roma non s’hanno da fare

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

trentarighe disegnoOrmai è deciso e, salvo improbabili ripensamenti dell’ultimissima ora, le Olimpiadi a Roma non si faranno. O meglio non si parteciperà neppure al concorso per il 2024. La sindaca Virginia Raggi non ha mollato di un millimetro: le Olimpiadi non s’hanno da fare. Perché? Perché la capitale d’Italia ha altri problemi molto più gravi da risolvere. Magari quelli interni alla giunta nata da pochissimi mesi e già oggetto di defezioni importanti, di dimissionamenti di personaggi nominati da neppure due giorni. E ancora bugie e omissioni che suonano piuttosto strane (eufemismo) per chi si vanta di usare la trasparenza come metodo di vita e di governo. Ma questo è un altro discorso (non meno grave, per carità) che meriterebbe un poema epico e non le classiche trenta righe.

Allora, la decisione della Raggi è legittima: vale la pena affermarlo subito. Lei ha avuto una larga investitura popolare con il compito di governare Roma e ha la facoltà, anzi il dovere, di farlo nel miglior modo possibile e secondo il programma che gli elettori hanno evidentemente approvato e condiviso. Lo faccia, se ne è capace, senza continuare ad accusare l’universo mondo di complottare alle sue spalle e di metterle i bastoni fra le ruote. Quelli se li è messi da sola con comportamenti che ognuno potrà giudicare.
Come che sia, i cinque cerchi rimarranno un sogno. Appena cominciato e già finito. Scelta legittima, si diceva, ma sbagliata. Con estrema umiltà vale la pena ricordare che i Giochi del 1960 furono una componente importante per il grande boom economico degli anni Sessanta e che i benefici furono enormi non solo per Roma, ma per tutta l’Italia. Sciocchezze per la pentastellata prima cittadina: meglio pensare ad altro.
Sostiene, la Raggi, che non ne vale la pena perché sarebbero un grande affare per pochi (soprattutto per il malaffare) e che le conseguenze sarebbero pesanti per i romani che ancora oggi stanno pagando i debiti di 56 anni fa. Sarà pur vero, ma che ci sta a fare il sindaco se non anche per controllare che le procedure e l’esecuzione delle opere siano fatte rigorosamente nel solco della legalità, della correttezza e dell’onestà? Non solo, ma fra introiti televisivi, marketing e tutto ciò che è connesso (e che nel 1960 valeva molto poco), si possono mettere in preventivo incassi miliardari che devono servire a finanziare la grande kermesse olimpica. Basta vigilare e utilizzare persone oneste, competenti e capaci. Possibile che l’Italia non sia in grado di esprimere una classe dirigente degna di questa nome? Niente da fare, donna Virginia pensa ad altro e le Olimpiadi si terranno da qualche altra parte. Ma perché? Perché no.
Si può affermare, senza essere tacciati di disfattismo, complottismo e ogni altro termine che finisce in “ismo”, che si tratta quanto meno di un’occasione persa? Romani (e italiani), rassegnatevi e accontentatevi delle cinque stelle.
Buona domenica.

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