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Rischio sismico, Viterbo fa prevenzione

Il sindaco Michelini assicura: ''Valutazione di vulnerabilità sugli edifici pubblici''

Il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini

Il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini

Rischio sismico, Viterbo sceglie la prevenzione. La recente, devastante, attualità del terremoto nel Centro Italia ha convinto l’amministrazione comunale del capoluogo a fare una ricognizione sugli edifici pubblici della Città dei Papi, per verificarne la possibile tenuta in caso di forti scosse.

”C’è l’impegno dell’amministrazione a effettuare una valutazione della vulnerabilità sismica sugli edifici pubblici e sui beni monumentali di competenze del Comune – annuncia il sindaco Leonardo Michelini -. Per il momento ci occuperemo dei palazzi e delle chiese. C’è una norma specifica che regola queste valutazioni, in seguito alle quali, se c’è necessità di intervento, si mette a punto un progetto. Questo serve per chiedere risorse: in passato la Regione ha già predisposto finanziamenti di questo tipo”.

Secondo quanto spiegato dalla Protezione civile, la sismicità indica la frequenza e la forza con cui si manifestano i terremoti ed è una caratteristica fisica del territorio. Se conosciamo la frequenza e l’energia associate ai terremoti che caratterizzano un territorio, e attribuiamo un valore di probabilità al verificarsi di un evento sismico di una data magnitudo in un certo intervallo di tempo, possiamo definirne la pericolosità sismica. La pericolosità sismica sarà tanto più elevata quanto più probabile sarà il verificarsi di un terremoto di elevata magnitudo, a parità di intervallo di tempo considerato.

Le conseguenze di un terremoto dipendono anche dalle caratteristiche di resistenza delle costruzioni alle azioni di una scossa sismica. La predisposizione di una costruzione ad essere danneggiata si definisce vulnerabilità: quanto più un edificio è vulnerabile (per tipologia, progettazione inadeguata, scadente qualità dei materiali e modalità di costruzione, scarsa manutenzione), tanto maggiori saranno le conseguenze in caso di terremoto.

La maggiore o minore presenza di beni esposti al rischio, la possibilità cioè di subire un danno economico, ai beni culturali, la perdita di vite umane, è definita invece esposizione.

Il rischio sismico, determinato dalla combinazione della pericolosità, della vulnerabilità e dell’esposizione, è la misura dei danni attesi in un dato intervallo di tempo, in base al tipo di sismicità, di resistenza delle costruzioni e di antropizzazione (natura, qualità e quantità dei beni esposti).

I danni ad Arquata del Tronto

I danni ad Arquata del Tronto

L’Italia ha una pericolosità sismica medio-alta (per frequenza e intensità dei fenomeni), una vulnerabilità molto elevata (per fragilità del patrimonio edilizio, infrastrutturale, industriale, produttivo e dei servizi) e un’esposizione altissima (per densità abitativa e presenza di un patrimonio storico, artistico e monumentale unico al mondo). Lo Stivale è dunque ad elevato rischio sismico, in termini di vittime, danni alle costruzioni e costi diretti e indiretti attesi a seguito di un terremoto.

”Viterbo è zona 2B, cioè a medio rischio – spiega ancora Michelini -. Sono le stesse caratteristiche di molti municipi di Roma città. Amatrice e Accumoli erano in zona ad alto rischio invece. Oggi, con queste valutazioni, è possibile calcolare per ogni zona il grado di accelerazioni sismica”. “Sul patrimonio immobiliare comunale, specie su quello storico  – conclude – una ricognizione di questo genere va fatta assolutamente”.

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