Una campagna di scavi lunga un mese. Un salto nel passato che però dura da molto più tempo. Anni. Sei per la precisione. E un risultato che ha dell’incredibile.
Siamo a Monte Landro, San Lorenzo Nuovo, 8 agosto 2016. Un gruppo di ragazzi (una quindicina in tutto) dell’università Cà Foscari di Venezia, guidati dal professor Adriano Maggiani e dal dottor Enrico Pellegrini, armati di picconi e pennelli, stanno passando al setaccio tutta la zona. Sono sporchi di polvere, ma felici. D’altronde è questa la vita che si sono scelti: andare alla scoperta del passato. Riportarlo in vita, farlo vibrare. Che se è vero che il nostro futuro dipende da ciò che è stato, più che un gruppo di archeologi sono dei viaggiatori nel tempo. E per loro nessuna gratificazione migliore se non riuscire nella spedizione.
Dicevamo. E’ una torrida giornata di inizio agosto, quando d’improvviso, tutto cambia. Via i jeans o le scarpe da ginnastica. Spazio alle tuniche e ai mantelli. Ai sandali intrecciati fino a sopra le caviglie. Del 2016 non rimane più nulla. Siamo nel V secolo avanti Cristo. Intorno a noi un tempio, costruito nel punto più elevato del Monti Volsini, a circa 580 metri sopra il livello del mare. Lo spazio pullula di persone che si accalcano nell’enorme terrazzo delimitato da pietre di origine lavica. Camminano, parlano tra loro. Le donne con gioielli eleganti e raffinati ad ornare i capelli e il loro collo. Gli uomini con un gonnellino ricamato a coprire i fianchi. Sopra, un mantello che lascia scoperta la spalla. Fanno a turno per visitare l’area sacra che si apre davanti al tempio. Qualche bambino corre qua e la.
Poi, in un attimo, tutto torna alla normalità. Delle mura perfette del tempio, alte e fiere, non rimane che qualche rovina, riportata alla luce dal gruppo di studenti veneziani. I ragazzi si guardano intorno, soddisfatti. Consapevoli che questo piccolo, ma affascinante, miracolo si sia ancora una volta compiuto. Per un istante, il passato di Monte Landro è tornato in vita. Carico della sua forza.
E grazie a loro. Che, nell’ultimo mese, si sono soffermati sullo studio e sull’approfondimento delle opere murarie ritrovate presso il sito, in modo da definire le fasi vissute dal tempio e le relative età. Contemporaneamente a ciò, hanno dato avvio al restauro di alcuni dei pezzi più importanti ritrovati negli anni passati. La campagna si è avvalsa della professionalità del professor Adriano Maggiani, docente di Etruscologia e Archeologia italica nell’ateneo veneto con la supervisione del dottor Enrico Pellegrini, funzionario della Soprintendenza per i Beni archeologici dell’Etruria meridionale ed è stata resa possibile grazie all’importante supporto fornito dagli appassionati del gruppo archeologico Turan ed al sostegno logistico dell’amministrazione comunale di San Lorenzo Nuovo.