”È stata un’avventura indimenticabile”. Sono queste queste le prime parole dei pellegrini viterbesi rientrati questa notte in pullman, di ritorno dalla XXXI Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. La truppa di ragazzi, guidata da Don Flavio, era partita ieri mattina presto da Vienna, ultima tappa del loro viaggio, alla volta dell’Italia.
Un’avventura durata 10 giorni e cominciata con l’arrivo il 26 luglio , come scritto su queste stesse colonne, a Budapest, in Ungheria, prima tappa del pellegrinaggio, dove in tre giorni oltre ai vari momenti di preghiera e raccoglimento nei luoghi di culto della città (da segnalare la preghiera sul tetto della Basilica di Santo Stefano, con vista su tutta Budapest) i ragazzi sono stati protagonisti della ”missione di evangelizzazione” per le strade e per le piazze della capitale magiara, testimoniando pubblicamente la loro fede cristiana e come questa abbia cambiato, in meglio, le loro vite. Poi da lì la rotta per Ostrava, in Repubblica Ceca, scelta come campo base in questa Gmg, a solo un’ora e mezza di strada di Cracovia.
Ma il momento più atteso ed emozionante è stata la veglia di sabato, con tende e sacco a pelo, al Campus Misericordiae con Papa Francesco e un milione e mezzo di giovani provenienti da tutti gli angoli del mondo.
”È stato molto toccante, le parole del papa sanno toccare sempre il cuore – racconta Kiko Canela, uno dei pellegrini – Mancava soltanto di toccarlo perché ti fa sentire vicino a lui in una maniera pazzesca”.
Appuntamento ripetuto anche il giorno dopo, con la messa conclusiva della Giornata Mondiale della Gioventù.
” Potranno ridere di voi – ha detto Papa Francesco rivolgendosi ai giovani durante l’omelia eucaristica – perché credete nella forza mite e umile della misericordia. Non abbiate timore, ma pensate alle parole di questi giorni: ‘Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia’. Potranno giudicarvi dei sognatori, perché credete in una nuova umanità, che non accetta l’odio tra i popoli, non vede i confini dei Paesi come delle barriere e custodisce le proprie tradizioni senza egoismi e risentimenti. Non scoraggiatevi: col vostro sorriso e con le vostre braccia aperte voi predicate speranza e siete una benedizione per l’unica famiglia umana, che qui così bene rappresentate”.
”Dopo essere tornati a casa mezzanotte senza aver ancora cenato – dice Gabriele, un altro dei giovani che ha portato un po’ di Viterbo all’appuntamento polacco – e con la sveglia che è suonata come sempre alle 6 e 30, siamo andati all’incontro vocazionale con Kiko (fondatore del Cammino Neocatecumenale n.d.r) dove eravamo in più di centomila ed è stato un momento veramente molto bello”.
”Durante l’incontro – continua – si sono alzati per intraprendere la strada del sacerdozio tremila ragazzi e quattromila ragazze, tra cui un nostro compagno di viaggio del Pilastro”.
Ma l’emozioni non sono finite lì e il giorno seguente, dopo la visita al santuario della Madonna nera di Czestochowa, i pellegrini hanno visitato il campo di concentramento polacco di Auschwitz.
”Conoscere la storia – prosegue sempre Gabriele – non è sufficiente a prepararti al senso di desolazione e all’eco del terrore che aleggia su quei terreni”.
Lasciata Ostrava mercoledì, dopo un falso allarme nell’albergo che ha interrotto il sonno dei pellegrini alle 2 di notte, i viterbesi, raccolti zaini e bagagli, hanno intrapreso la strada del ritorno verso casa. Ultima tappa prima del rientro: Vienna, dove hanno visitato il seminario Redentoris Mater, che un tempo era un palazzo appartenente alla regina d’Austria e recentemente è stato lasciato dai principi del Lichtenstein ai seminaristi.
Ma cosa portano a casa da questa esperienza? ”È stata un’esperienza bellissima – dice Marialuisa – , dove il Signore ci ha parlato tantissimo, è stato commovente sia l’incontro con il Papa che con Kiko. Ogni posto che abbiamo visitato ci ha toccato e colpito in un modo diverso. Torniamo da questo pellegrinaggio con le risposte alle domande che ci eravamo posti e la certezza che Dio fa cose meravigliose nella nostra vita”.
”Ogni giorno – sottolinea Gabriele – è stato ricchissimo di parola, emozioni ed esperienze. Tutti coloro che sono venuti non hanno potuto non restare coinvolti e ce ne torniamo a casa molto diversi da come siamo partiti .”
”Il pellegrinaggio – continua – è veramente un momento santo in cui non solo ci si può allontanare dalla vita di tutti i giorni e incontrare Dio nella propria vita e ricevere una vocazione, un’ispirazione ed un messaggio di speranza che è : Dio è qui, ti ama e non importa ciò che hai fatto in passato, possiamo rispondere oggi stesso alla sua chiamata e iniziare a perdonarci noi stessi e perdonare gli altri, perché Lui è il primo a volerci perdonare.”
Prossimo appuntamento con la Gmg a Panama 2019, Viterbo sicuramente non mancherà.