Sembrava essere tornata la calma in questa placida estate sul lago di Bolsena, sponda Capodimonte. Ma evidentemente i dissapori, mai spenti del tutto, stanno riscaldando di nuovo le acque dello specchio lacustre. Rischiando questa volta di farle bollire, perché i soci hanno deciso la linea e si sono rivolti al Tar.
Era il primo giugno quando il sindaco di Capodimonte, Mario Fanelli, tranquillizzava i velisti che erano insorti con la campagna ”Salviamo il lago. Salviamo la vela”, preoccupati per il futuro del Circolo Nautico del Pajeto, a rischio spostamento (o addirittura chiusura) per la scadenza a fine anno del contratto di affitto e la possibile asta del terreno. ”Non c’è nessun pericolo per il circolo, nessuno li caccerà via. Sono quasi 50 anni che sono qui da noi e qui rimarranno”, diceva sicuro il primo cittadino. Che teneva a precisare: ‘‘Non abbiamo potuto rinnovare con la delibera comunale di febbraio, il contratto di affitto di cinque anni, come facevamo in passato, ma soltanto di anno in anno per via del Piano regolatore comunale. Ma lo ripeto: da Capodimonte il club non se ne andrà”. Evidentemente però queste parole non sono servite a rasserenare gli animi all’interno del circolo velico, come riporta uno dei soci del club, Piero Carosi. ”Ultimamente sono stato convocato dalla segreteria del club per partecipare a un’assemblea straordinaria per esaminare la situazione creata dalla delibera comunale e per adottare le misure che più si riterranno opportune per scongiurare il pericolo d’ingiusta cessazione anticipata dell’attività – sostiene -. Ho avuto l’onore di presiedere tale assemblea e posso assicurare che non pochi soci hanno suggerito di cercare di portare avanti in termini d’amicizia una possibile intesa con gli amministratori comunali, ma è stato fatto notare che la delibera conteneva affermazioni errate circa la valutazione della situazione. Tale stato di cose andava smentito senza se e senza ma, per evitare che la mancanza di una nostra chiara opposizione potesse tacitamente avallare i vizi della deliberazione stessa. Perciò è stata unanime la decisione di affidare a un bravo avvocato l’intera questione: sarà il Tribunale Amministrativo Regionale a dare il suo giudizio”. Un ricorso al Tar, dunque, per far valere i propri diritti e la storia cinquantennale del club, che negli ultimi anni si è arricchita oltre che dei successi sportivi e di promozione del territorio anche di quelli nel campo della solidarietà, con la collaborazione con l’associazione Eta Beta per portare i ragazzi disabili in barca a vela.
”Non m’intendo di concessioni – continua- e relativi oneri e allora chiedo al segretario del Club, Giuseppe Dolera d’illuminarmi in proposito. Per sapere se i ‘quattro soldi’ sono congrui o meno, basta confrontare ciò che sborsa il Club Nautico con quelli sborsati dagli altri enti che operano sullo stesso tratto di costa: Centro canoe e kayak mq. 2.155 per 1.200 euro all’anno; la Caletta mq. 3.800 per 1.550 euro a semestre; La Baia mq. 4.500 per 2.250 a semestre. È bene ricordare che gli altri enti non escludono introiti per ragioni le più diverse (custodia barche, vendita generi di conforto, noleggio natanti, ecc.) mentre il Club Nautico, per rigide regole di comportamento e di statuto, non può lucrare alcunché; i suoi mezzi di sostentamento sono rappresentati esclusivamente dalle quote annuali che gli oltre cento soci (in gran parte pensionati) versano ogni anno alle casse del sodalizio mentre gli introiti della scuola di vela vanno in bilancio per compensare le spese sostenute per la stessa (acquisto e manutenzione barche/scuola, carburante per barche/appoggio, acquisto mezzi di sicurezza per allievi, disponibilità e manutenzione impianti igienici e docce,onorario degli istruttori, ecc.)”.