Luca Bruschi vive a Fidenza (Parma), ha studiato Conservazione dei Beni culturali e lavora presso l’European cultural routes and sustainable tourism, quindi si occupa di turismo sostenibile e di cammini culturali. Fra i quali, come Viterbopost va sostenendo da tempo, rientra a pieno titolo anche la Via Francigena che solo adesso e con grande fatica viene percepita qui da noi come fonte di sviluppo turistico. A proposito, il neonato Distretto turistico dell’Etruria meridionale (attraversato in tutta la sua lunghezza dalla strada dei pellegrini) potrebbe inserire anche un qualche discorso relativo alla Francigena, a supporto del comune denominatore, cioè i progenitori etruschi. Oltre a lavorarci, Luca Bruschi dal 2005 trascorre le sue vacanze estive percorrendo (naturalmente a piedi) i cammini: verso Santiago de Compostela, sulla Via Francigena, sulla via Podense, lungo il cammino di Stevenson e la Via Tolosana, l’itinerario portoghese. “La meta non è mai stata troppo importante – sostiene convinto – per i miei viaggi slow, al ritmo di 4 km all’ora, l’importante è sempre stato il contatto con la strada, con i sentieri, con le culture e le tradizioni locali. Amo perdermi su queste vie, amo rinascere su questi cammini”.
Il suo è un racconto che rappresenta meglio di qualunque possibile spot pubblicitario quanto sia gratificante (per se stessi, innanzitutto), mettersi in cammino con lo zaino sulle spalle: “Sono pronto ad accettare gli imprevisti, le strade interrotte, la pioggia o il caldo afoso. Non pretendo nulla. Ma sono certo che alla fine, come ogni volta, riceverò ben di più di quanto ho lasciato sul cammino”.
“Inizio a pensare al mio zaino, compagno di viaggio per alcune centinaia di chilometri – scrive Bruschi -. Cosa mettere in questo zaino, tra cose materiali ed immateriali? Cerco di non superare gli 8 kg. Qui dentro ci starà tutto il mio mondo. L’essenziale, non mi serve nient’altro. Un consiglio. E’ sempre utile avere un buon libro, quello che magari leggi durante la siesta in un bosco al pomeriggio o la sera prima di addormentarti. Nello zaino metto sempre anche tante delle mie paure, debolezze, fragilità. Si alleggeriscono durante il percorso”. E poi? “Informazioni di base sul luogo che si va a scoprire: la cultura locale, il cibo, le tradizioni, la storia. Scarpe tecniche ben collaudate e con molti chilometri alle spalle. Il miglior biglietto da visita per presentarsi sul cammino ed evitare fastidiosi imprevisti ai piedi, essenziali per il nostro viaggio. E’ utile avere sempre la necessaria attrezzatura per combattere il caldo, le zanzare, trattare sapientemente le vesciche con cerotti, ago, filo e disinfettante”. Taccuino e macchina fotografica (oppure semplice smartphone) sono compagni di viaggio irrinunciabili: “Le foto e gli appunti di viaggio sono preziosi, soprattutto una volta che questo viaggio sarà finito e andremo a riviverlo anni dopo. Ci aiuteranno a riprendere intimamente ogni momento del nostro cammino”.
Il racconto di Luca non si ferma: “Amo i bivi lungo il cammino, quelli in cui sei indeciso e fai testa o croce. Spesso a posteriori mi accorgo di aver scelto il sentiero più lungo, ma alla fine ho potuto assaporare un angolo di natura selvaggia, un’oasi termale naturale, un incontro inaspettato, un albero di frutta pronto ad aspettarmi, un luogo dove ascoltare l’acqua che scorre di un ruscello. Essere curiosi, voler scoprire ogni angolo che il cammino ci porta a scoprire. Incontrare le persone locali in un bar e fare due chiacchiere quando prendi un caffè, assaporare la cucina e vino locale, cercare di capire la lingua, i dialetti e le espressioni che si utilizzano. Una cosa che da sempre mi affascina è quella di arrivare a piedi in un borgo, villaggio, città. Ciò cambia la nostra percezione con la cultura locale. Rallentare il ritmo. Prendersi la cosa più importante che oggi abbiamo e che spesso ci sfugge: il tempo. Per riflettere, per pensare, per decidere, per ascoltarci, per conoscerci, per stare in silenzio, per scrivere, per andare incontro a chi cammina al nostro fianco, per sorridere”.
“Cosa mi piace di più di questi cammini? – si chiede, concludendo, Luca – La dimensione umana, il rapporto con la natura, la consapevolezza dei propri limiti, il ritorno alle cose essenziali: l’alba, il silenzio, il tramonto, la notte, l’acqua, i ruscelli, le colline, gli incontri, la condivisione, la tolleranza, la gratuità. Amo farmi sorprendere da tutte queste cose, ogni volta. Dimenticavo, c’è un’altra cosa di cui non potrei fare a meno lungo il cammino: sono i piccoli piaceri che esso regala, come trovare more fresche o lamponi lungo il percorso, una birra artigianale e un gelato a fine tappa. Hanno sempre un sapore diverso”.
Buon cammino e per chi volesse avere qualche informazione in più l’indirizzo è luca.bruschi@viefrancigene.org