Partirà da luglio ma viene annunciato già ora. Di sicuro per consentire ai cittadini di farcisi la bocca, non certo perché tra un mesetto di vota e il superattivismo degli amministratori a ridosso delle elezioni si impenna come il colesterolo dopo un’abbuffata. Ebbene, il porta a porta si estende a tutta la città. Partito nel febbraio del 2011 all’interno delle mura, tra tre mesi coinvolgerà tutti i quartieri.
Un investimento di circa 5 milioni di euro quello messo in campo da Viterbo Ambiente (la società composta da Gesenu e Cosp Tecno Service, subentrata al Cev nel settembre del 2012) che servirà per acquistare 50 nuovi mezzi e 6.700 contenitori che saranno distribuiti tra i 35mila nuovi utenti serviti. Aumenterà anche il personale: dagli attuali 86 dipendenti – tanti sono confluiti dalla municipalizzata del comune alla società – si arriverà a 92. Un po’ pochini, per far fronte alla mole aggiuntiva di lavoro che si riverserà sugli operatori ecologici ma staremo a vedere i risultati.
Alcuni numeri: all’inizio del 2013 la raccolta differenziata a Viterbo è arrivata al 20 per cento dal precedente 15. Entrando nello specifico, il vetro recuperato è salito del 5 per cento – il che significa 54 tonnellate risparmiate su quelle che finiscono in discarica – mentre plastica e alluminio sono arrivati al 10 per cento, ovvero 77 tonnellate. L’obiettivo dichiarato dal sindaco Giulio Marini e dall’assessore Paolo Muroni è quello di raggiungere in tempi brevi il 55 per cento di differenziata.
In una città in cui resiste il malcostume di abbandonare i rifiuti – ingombranti e non – un po’ ovunque, non sarà facile far arrivare il sistema a regime. Già ora, sebbene a distanza di due anni dall’avvio, la raccolta porta a porta all’interno delle mura di crepe ne dimostra parecchie, dovute al malcostume di lasciare l’immondizia per le strade a tutte le ora non rispettando l’apposito calendario (a proposito: ma perché nessuno controlla e le multe non si fanno?). C’è poi l’anomalia di una differenziata che non differenzia tutto: l’umido ancora finisce in discarica. Ma in campagna elettorale riciclare pure quello sarebbe forse chiedere troppo. Parafrasando lo slogan di Marini candidato a succedere a se stesso: per differenziare non differenziare.