Dunque, hanno (stra)vinto. Al di là delle polemiche, dei posizionamenti e del kamasutra politico, il Movimento 5 Stelle esce da queste ultime elezioni come un partitone tosto, allegro e motivato.
E così siamo andati a chiedere a Massimiliano Bernini come stanno le cose oggi, e quale futuro si intravede di qui in avanti.
Bernini, per chi avesse preso una tegola in testa, sarebbe un onorevole. Un viterbese che occupa, con delicatezza, una poltrona pesante come un macigno.
Raggi a Roma e Appendino a Torino. Due facce della stessa medaglia. È giunto il vostro momento?
“Il Movimento è un cambiamento, un effetto e non una causa. Sarà giunto il suo momento quando il popolo italiano intero si sarà reso conto che l’unica possibilità di andare avanti è quella di pensare al bene comune e non al proprio orticello”.
Allora non è più il momento degli altri, diciamo.
“Qui è la sconfitta della ‘classica politica’. Noi si cerca continuamente di incarnare questo bisogno e lo si fa superando le solite logiche, individuando piuttosto l’obiettivo del bene comune e poi scegliendo tutti insieme come arrivarci”.
Bene comune, ossia?
“Per bene comune si intende acqua pubblica, sanità pubblica efficiente, tutela dell’ambiente, reddito e lavoro garantiti a tutti, difesa dei diritti e della dignità”.
Guai a dire che siano voti di protesta, quelli di Roma e Torino. A proposito, si vocifera che il centro-destra abbia optato per voi. Dove sta la verità?
“Il ballottaggio è strutturato proprio per permettere alle due liste più votate al primo turno, di cercare di convincere gli elettori delle liste sconfitte a votare per loro”.
Interessante, avanti.
“Se a Torino avesse vinto Fassino lo avrebbe comunque fatto con i voti del centrodestra. O si vuole forse affermare il contrario, o qualche tesi assurda su astenuti del primo turno che tornano a votare e votanti del primo turno che si astengono?”.
Abbiamo sentito pure questa, è vero.
“Se a tutto ciò aggiungiamo che in molti comuni il M5S ha concorso contro liste di centrodestra, è evidente che in quei comuni sono stati presi dal centrosinistra”.
Non fa una piega.
“In definitiva, quella della provenienza dei voti è una polemica sterile, il voto non è di proprietà di un partito ma dell’elettore”.
E qualora fosse vero che ci sia l’impiccio sotto, scenari futuri?
“Non vedo scenari futuri intesi come alleanze, favori ecc. Chi ha votato Cinquestelle ha votato Cinquestelle, anche se lo ha fatto solo al secondo turno, altrimenti se ne sarebbe rimasto a casa. E, dove abbiamo vinto, amministreremo come M5S”.
Delle due sindache, comunque, la Raggi si direbbe quella che dovrà affrontare la partita più tosta. Quindi Roma grande banco di prova. E se si dovesse fallire? Il rischio è un mediatico effetto domino?
“Se si dovesse fallire l’ultima cosa della quale mi preoccuperei sarebbe l’effetto mediatico. Siamo un banco di prova che può in alcuni ambiti fallire e in altri eccellere. L’importante sarà puntare sul bene comune e sulla partecipazione attiva”.
Cose che poco fanno rima con la Capitale.
“Roma è stata amministrata da decenni da giunte che hanno di continuo fallito, ma fin troppe volte questo fallimento è stato il risultato di politiche clientelari e di una politica dove l’unico obiettivo molto spesso è quello di sopravvivere a se stessa”.
La poltroncina…
“Personalmente ritengo che un politico che tenda a far carriera non opererà per risolvere i problemi, ma solo per garantirsi la possibilità di essere rieletto”.
Questa boccata di “popolarità”, invece, senza dubbio avrà effetti positivi su ampia scala. A Viterbo come siamo messi?
“A Viterbo opera un ottimo gruppo che vede eletto un portavoce consigliere comunale, Gianluca De Dominicis, che è all’interno del Movimento dagli albori”.
Le ultime Comunali però non andarono così bene.
“Le elezioni che interessarono Viterbo si sono svolte a ridosso delle nazionali, dopo che la stampa aveva martellato per mesi e mesi contro i gruppi Parlamentari di Camera e Senato. In quella tornata, tolte alcune eccezioni, in tutti i comuni dove si presentò il M5S raccolse di media quel 7/8% che prese poi anche a Viterbo”.
Nella media, insomma.
“Al gruppo degli attivisti e dei simpatizzanti del M5S di Viterbo, ma penso di parlare anche a nome di tutti le altre realtà, non interessa solamente la contesa elettorale, ma il coinvolgimento dei cittadini in quel progetto di cittadinanza attiva e di risveglio civico”.
Dal canto suo, infine, l’esperienza da onorevole come può riassumerla?
“Intanto rifiutiamo la qualifica di onorevole. Preferiamo essere chiamati portavoce perché quello noi siamo”.
Ok, portavoce Bernini.
“La mia attività sin dall’inizio è sempre la stessa: confronto costante coi cittadini e recepimento delle loro istanze che diventano poi interrogazioni, proposte di legge ed altri atti legislativi”.
Una guerra, in sostanza.
“Solo dal confronto costante col mondo reale si possono proporre azioni e proposte che vanno nella direzione del bene comune. Infine, questa esperienza non la vivo e non la viviamo come una carriera ma come un’esperienza assolutamente temporanea al servizio del popolo, terminata la quale, si tornerà alla precedente professione”.