21112024Headline:

Pessimismo o realismo: nella Tuscia, in crisi un quinto delle imprese

Redazione

Viterbo,27.10.24

Per il presidente di “Comfimprese” Gianfranco Piazzolla l’anno che verrà è pieno di incognite.

Di certo, egli, ha, come dirigente della nota Associazione Confimprese, sottomano la situazione economica delle imprese viterbesi, quindi, voce autorevole per dare un giudizio.

Mentre da altre campane si odono segni di miglioramento economico, forse frutto di indicazioni politiche, come per esempio il plauso per il recente varo della “finanziaria”, sul terreno concreto, in particolare nelle province, miglioramento non si vede.Si parla del 20% di aziende in crisi.

L’analisi di Piazzolla parte dalla critica alla nuova legge di bilancio nazionale per il 2025 che non prevede strumenti finalizzati alla crescita, ma solo interventi di routine non sufficenti a smuovere la crescita delle aziende.

E’ chiaro, che nella attuale situazione economica mondiale, quindi di scarsità risorse per tutti e di necessità rientro dal debito come vuole l’Europa, il Governo Meloni non poteva far meglio.

Nella Tuscia, il comparto industriale ceramico che ha avuto una spinta dalle ristrutturazioni edilizie per i bonus 110%, dopo la fine dei benefici, galleggia, come del resto ogni altra attività industriale e commerciale che risulta aver ricorso al prestito bancario per sopravvivere, quindi non crescere, ma solo onorare i salari dei dipendenti e chiudere i conti con il fisco.

Un appello alla politica perchè si faccia carico di iniziative positive per il rilancio economico è sempre di prammatica, ma in realtà, vuoi, per mancanza di idee innovative che per la stretta dei bilanci pubblici, non è semplice allargarsi e si rende difficile organizzare misure eccezionali di cui ci sarebbe bisogno.

Nel frattempo, però, il piccolo artigianato ed il piccolo commercio rischiano scomparire per vari motivi, tra cui, per tutti incombe, prosegue Piazzolla, lo spettro del calo della forza lavoro. Il pensionamento dei lavoratori risulta sempre maggiore rispetto le nuove assunzioni causa il calo demografico che non è compensato dalla presenza di lavoratori immigrati. Ovviamente, il venir meno di forza lavoro, quindi di un elemento fondamentale per l’industria manifatturiera, in assenza di una politica preveggente, solo dopo qualche lustro, si avrà come risultato un territorio della Provincia di Viterbo diverso.

Migliore o peggiore: ai posteri l’ardua sentenza !

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