20102024Headline:

In Albania, finalmente, una Ellis Island europea, mai un carcere

Ellis Island, l’hotpost americano che fu

di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo,20.10.24

In Italia e nelle altre cancellerie delle nazioni europee infiamma la polemica circa l’avvio del nuovo Hotspot, ideato dal governo Meloni recentemente edificato nei pressi di Shengjjn sulla costa albanese messo in funzione giorni fa dopo lo sbraco dei primi migranti.

Mentre l’opposizione di sinistra protesta la mancata “umanità” del sito individuato all’estero come CPR Centro di permanenza per i rimpatri, dall’altro lato, invece, si ritiene cosa buona e giusta aver trovato un luogo, vicino all’Italia, dove possano essere compiute le operazioni di identificazione dei migranti, lo svolgimento delle pratiche degli aventi diritto all’asilo, quindi al respingimento nei paesi di origine di chiunque non abbia facoltà entrare nel territorio nazionale. Non un carcere, quindi, ma soltanto uno Hotspot fuori dai confini nazionali perchè l’immigrazione non è un problema italiano, ma europeo. L’Italia, per la sua conformazioni delel coste e vicinanza con il continente africano ed asiatico, è da sempre il punto di approdo dei migranti verso l’Europa.

Aprire nuovi CPR in Italia, dove ne esistono ben dieci in varie zone, non era più possibile proprio per l’ostilità della popolazioni interessate ed, anche, per evitare ancora che la gestione di essi possa essere “dominio” di aziende non profit, in realta cooperative vicine al mondo della sinistra, che sull’assistenza ai migranti ottengono lauti compensi.

Allora, cos’è il nuovo hotspot extraterritoriale in Albania ?

Contrariamente quanto scritto nella recente sentenza del Tribunale di Roma resa dalla Giudice Silvia Albano (che prestò servizio presso il Tribunale di Viterbo) che rimette in discussione ogni decisione presa dal Governo circa l’apertura dell’hotspot e CPR in Albania, dimostra solo l’ideologia di protezione senza limiti per l’immigrazione selvaggia fuori da ogni regola, proprio quella che va regolata, proprio quella che venne adottata sin dalla fine dell’800 dagli Stati Uniti.

L’hotspot in territorio albanese, in Europa, quindi, nulla ha di diverso rispetto quello che esistette in America in un isolotto artificiale di fronte New York sul fiume Hudson (accanto alla Statua della Libertà).

Rileggiamo la sua storia per trarne spunto di riflessione di come il governo degli Stati Uniti affrontò il problema immigrazione e come gli immigrati divennero cittadini americani.

“Il porto di Ellis Island ha accolto oltre 12 milioni di immigranti provenienti da tutto il mondo dal 1892 al 1954. Prima della sua apertura, avvenuta il 1 gennaio del 1892, già oltre 8 milioni di persone erano transitate per il Castle Garden Immigration Depot di Manhattan.

Gli stranieri che approdavano al porto di Ellis Island avevano l’obbligo di esibire ai medici del Servizio Immigranti i documenti d’imbarco con le informazioni sulla nave che li aveva condotti e i documenti d’identità per il riconoscimento personale, che sarebbero stati visionati e approvati durante le ispezioni mediche e burocratiche.

Le ispezioni mediche, alle quali ciascun immigrante doveva sottoporsi, avevano lo scopo di valutare le condizioni fisiche e psicologiche dei pazienti esaminati, evitando in questo modo contagi da malattie infettive.

Al contrario di quanto accadeva ai passeggeri di terza e quarta classe, obbligati a scendere dalla nave e stanziare sul molo durante lo svolgimento delle ispezioni, i passeggeri agevolati ed economicamente stabili, che durante il tragitto fino a New York avevano viaggiato nelle classi prima e seconda della nave, avevano il privilegio e il vantaggio di sottoporsi alle pratiche d’ispezione direttamente a bordo.

Durante i controlli medici, i pazienti di ogni grado e ceto sociale a cui veniva diagnosticato un problema fisico o psicologico venivano immediatamente contrassegnati con un simbolo disegnato sulla schiena e sottoposti a controlli specifici.

I contrassegni usati per distinguere i pazienti sani da quelli malati si diversificavano in base al problema che la persona presentava. Per esempio, quando un immigrato veniva associato a un problema legato alla sfera psicologica veniva contrassegnato sulla schiena da una croce; se il problema diagnosticato risultava ernia, il soggetto veniva contrassegnato con una X. Lo stesso accadeva, con altri simboli, a coloro che soffrivano di patologie respiratorie, problemi di vista e perfino alle donne in gravidanza.

Le persone ritenute sane e senza alcun problema di salute venivano accompagnate verso le stanze dei Registri, nelle quali avrebbero potuto registrare, per mano di ispettori addetti, il proprio nome, il luogo di nascita, il luogo di destinazione, lo stato civile, la disponibilità di denaro, la professione, i precedenti penali e le possibili referenze a conoscenti già presenti sul suolo statunitense per ottenere la completa idoneità di soggiorno negli Stati Uniti d’America. Al termine della registrazione, venivano accompagnate al molo e fatte imbarcare sul traghetto per Manhattan. Gli immigrati che non avevano ottenuto l’idoneità e presentavano difficoltà fisiche venivano isolati e sottoposti a controlli più specifici. Coloro i quali presentassero infermità o problematiche che li rendevano inabili al lavoro o che necessitassero di cure dal costo elevato, venivano immediatamente espulsi.

Secondo il vademecum destinato ai nuovi venuti, i migranti considerati anziani, deformi, ciechi, sordi, portatori di malattie contagiose, mentalmente instabili e con qualsiasi altra infermità, erano esclusi dal suolo americano. Coloro che appartenevano a una o più di queste categorie venivano respinti, espulsi e obbligatoriamente reimbarcati sulle navi dalle quali erano giunti, che secondo la legislazione americana avevano il dovere di riportarli ai porti di provenienza.”

Bene, erano altri tempi, altre sensibilità, ma, mutatis mutandis, lo schema americano che allora funzionò perfettamente, ben può essere adottato ancora oggi.

In definitiva, L’Europa ha necessità controllare l’immigrazione nel suo territorio, l’apertura di un centro di controllo dell’immigrazione in una nazione compresa nel suo territorio, ma non facente parte dell’Unione europea, è proprio una Ellis Island, cioè come quello un isolotto in mezzo ad un fiume contestato amministrativamente tra lo stato di New Yord e New Jersey.

Beh. qalcuno prima di parlare si rilegga la storia. Questa, come disse Giambattista Vico, ha “corsi e ricorsi”

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