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Anche quest’anno ci risiamo. Calate le produzioni di nocciole in Provincia: è crisi

Redazione

Viterbo,15.10.24

Il tesoro della Tuscia, la nocciola “Tonda gentile romana” non è quest’anno, proprio tale, Ed è per il terzo anno consecutivo.

Ormai, alla fine della raccolta si è registrato un calo di prodotto di oltre il 50%, scarsa qualità e basso riconoscimento prezzi.

Una “tragedia” per l’agricoltura viterbese che negli anni passati ha investito migliaia di ettari nell’impianto di noccioleti nella convinzione di ottenere mgliori riconoscimenti economici da una coltivazione che, proprio, dalle parti nostre vanta eccellenza indiscussa.

Aver speso centinaia di euro per acquisti di terreno, aver messo a dimora di piante di nocciola, però, con la necessità di impianti di irrifertigazione, pare sia stato non del tutto redditizio.

Per far posto alle nocciole si sono ridotti uliveti, vigneti ed occupati terreni volti alla cerealicoltura, tutti però, in grado assicurare nella varietà colturale un reddito mai paragonabile alla coricoltura, ma decente e sicuro.

Adesso si fanno i primi conti. I 27mila ettari messi a nocciola, in grado assicurare 45mila tonnellate annue, nonchè reddito ad 8mila famiglie di agricoltori impegnate nel settore non assicurano più la certezza sperata. Anzi !

Sarà stato per gli imprenditori agricoli nostrani quello di uno sbaglio dedicarsi in azienda solo con un’unica coltivazione della nocciola in azienda oppure no, ma. oggi si devono osservare i risultati.

Per avverse situazioni meteo dell’anno 2021 con gelate tardive, quindi della siccità del 2022 e l’assalto della cimice del 2023 hanno reso possibile il predetto calo di produzione ormai da tre anni di fila.

A questo punto si reclama presso la Regione Lazio l’apertura di un tavolo di crisi che consenta alleggerire le conseguenze che peraltro si presenta cronica per la coesistenza della coricoltura viterbese con quella di altre aree europee e sudamericane, dove, per es. la maturazione delle nocciole avviene nel nostro inverno.

La proposta è d istituire un fondo mutualistico che possa intervenire nelle ipotesi di ulteriori crisi.

Ma il problema dov’è ? Chi alimenterebbe questo fondo mutualistico ?

Gli stessi agricoltori non crediamo proprio che abbiano voglia sborsare qualcosa di più e, poi, non crediamo che la Regione possa politicamente gravare i cittadini del Lazio per l’indennizzo di agricoltori che hanno sbagliato le loro valutazioni imprenditoriali investendo in coltivazioni costose, fuori dai confini “naturali” che sono quelli dell’area cimina e della concorrenza turca e non solo.

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