riceviamo e pubblichiamo dall’amico prof. Fabio Marco Fabbri
Viterbo,23.9.24
La questione del “controllo delle acque” è sempre stata una priorità nell’organizzazione delle aggregazioni umane. Attualmente nel pianeta sono in atto oltre trecento conflitti per il controllo dei flussi fluviali o dei bacini di acqua dolce (in alcuni casi anche per sbocchi al mare); di questi oltre venti sono caratterizzati da criticità geopolitiche.
Uno dei più pericolosi contrasti si è sviluppato per il controllo del tratto etiope del Nilo Azzurro, che da una decina di anni è un catalizzatore delle attenzioni internazionali.
Nella fattispecie la costruzione della diga Gerd, ovvero Grand Ethiopian
Renaissance dam, o diga del Rinascimento, in fase di ultimazione, e ubicata
nell’Etiopia occidentale vicino al confine con il Sudan, è un punto di fibrillazione tra Etiopia ed Egitto, con nel centro il Sudan. Brevemente, 6.450 megawatt di potenza (i reattori nucleari come quello utilizzato dalla centrale nucleare di Flamanville in Francia, hanno una potenza di 1.650 megawatt), 1.780 metri di lunghezza, 155 metri di altezza, un invaso, al riempimento, di 74 miliardi di metri cubi d’acqua, sarà il più grande serbatoio di “oro azzurro” del Continente africano.
Un investimento di 4,8 miliardi e costruito dalle aziende italiane Salini-Impregilo. Questa opera è da tempo al centro di importanti sfide geopolitiche, in quanto l’invaso ha già ridotto la portata, nella tratta del Nilo sul territorio egiziano, del 10% con una previsione del 18% a breve. Tale riduzione metterà a rischio l’economia egiziana; infatti il Cairo, che ha l’esercito più potente dell’Africa, continua a minacciare Addis Abeba di distruggere il gigantesco invaso con conseguenze devastanti anche per il
Sudan. Questo esempio per sottolineare l’importanza del controllo delle acque in senso assoluto.
Ma in cosa consiste il Contratto di Fiume? Questa tipologia di accordi di gestione delle acque fluviali e bacini, nasce in Francia fine anni ’70; l’efficacia e l’utilità di questo sistema si mostra immediatamente diffondendosi in Spagna, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svizzera, Italia e Belgio. Grazie a questo metodo di gestione innovativo e concertato, partner pubblici e privati aggregati in un comitato fluviale definiscono un programma di azione volto a condurre le molteplici funzioni e usi dell’acqua nel quadro di un bacino idrografico.
In Belgio ad oggi, 18 contratti fluviali coprono l’80% del territorio della regione Vallonia.
Ovviamente essendo i corsi fluviali generalmente transfrontalieri, la cooperazione tra stati interessati dal medesimo corso d’acqua, hanno dovuto organizzarsi per una necessaria cooperazione. Ma non solo l’Europa ha applicato questa tipologia di accordo, così anche il Burkina Faso, stato sub Sahariano del Sahel occidentale, come il Québec Canadese, hanno approcciato verso la “gestione ragionata” dei propri corsi fluviali.
Da parte sua l’Europa ha favorito il percorso dei principi guida dei Contratti di fiume” con la Direttiva 2000/60/Ce che ha creato le fondamenta per il piano di azione in materia di acque.
In breve, il Contratto di Fiume è un protocollo d’intesa tra partner sia pubblici che privati, con obiettivi mirati a armonizzare le molteplici funzioni e usi dei corsi d’acqua, del loro ambiente circostante e delle risorse idriche di bacini afferenti ai corsi, insomma una gestione che possa prevenire anche i non fenomeni esondanti. Sono plurime le attività previste nel “protocollo”: promuovere e contribuire alla gestione globale e integrata del ciclo dell’acqua, inventario degli “innesti” ai corsi d’acqua, informare e sensibilizzare gli stakeholder locali e la popolazione, contribuire all’attuazione dei piani di gestione dell’acqua per distretto idrografico, collaborando alle iniziative regionali e sviluppando i diversi protocolli d’intesa. Riunisce quindi tutte le parti
interessate ai corsi idrici, amministrazioni pubbliche, autorità di Bacino, cittadini e associazioni attorno allo stesso programma d’azione pluriennale. I sottoscrittori del protocollo sono impegnati a raggiungere in tempi previsti gli obiettivi determinati e ad assicurarne l’attuazione nel sottobacino idrografico interessato.
In Italia il Contratto di Fiume ha interessato inizialmente i corsi fluviali del
settentrione: Seveso, Lambro, Mincio, Bardello. Nel 2019 la Regione ombardia ha sottoscritto un accordo quadro di risanamento del lago di Varese. Ma anche la Regione Umbria, in conseguenza allo svasamento del fiume Paglia, avvenuto nel 2012 nella zona di Orvieto Scalo, che traccia il suo percorso tra Lazio ed Umbria, e a seguito di instabilità geologiche che annosamente hanno interessato il bacino fluviale, hanno sottoscritto nel 2014 un “Manifesto di Intenti verso un Contratto di Fiume”.
L’adesione della Regione Umbria alla carta nazionale dei Contratti di Fiume (DGR n.147 del 17-02-2015), ha così messo le basi per una cooperazione interregionale strategica per il territorio. Quindi l’adesione nel 2018 al Contratto di Fiume per il Paglia, dei Comuni di Proceno ed Acquapendente ha permesso la nascita di una cooperazione interregionale tra Lazio ed Umbria, opportuno sarebbe stato che anche la Regione Toscana fosse coinvolta scorrendo il Paglia, tratto laziale, a sud del corso fluviale toscano. I partner afferenti al Contratto di Fiume territorio laziale sono oltre i
due comuni interessati anche la Comunità Montana Alta Tuscia Laziale, che anche tramite la progettualità già svolta riferita al “Sentiero dei Briganti”, ha contribuito a sostanziare la complessità del progetto; inoltre sono partener strutturali al progetto il Museo del Fiore di Acquapende e varie associazioni, tra queste Te.Bo.
Solo per illustrare un aspetto di questa “politica delle acque”, ricordo che anche il Burkina Faso ha aderito al Contratto di Fiume, che è stato ispirato al modello “belga vallone” e nell’ambito della politica di cooperazione del Ministero della Regione Vallonia è stato appunto esportato in Burkina Faso, ispirandosi in particolare al contratto del bacino del Semois (un bacino idrografico di 1350 km2), avviato all’inizio del 2003. L’obiettivo di tale operazione era adattare lo strumento alle realtà dell’Africa occidentale; in Burkina Faso sono stati creati tre comitati fluviali, che dopo quasi venti
anni e avvicendamenti politici anche avvenuti con i tradizionali colpi di Stato, risulta che mantengono ancora quel minimo di efficienza operativa. In questo ambito sono stati ripristinati i suoli, le risorse idriche, e l’ecosistema acquatico in generale, migliorando al tempo stesso l’accesso all’acqua. Si tratta anche di dare un contributo alla lotta contro la povertà per ridurre le pressioni che portano al degrado ambientale
e sociale. Il gemellaggio tra il bacino vallone del Semois e il bacino burkinabé del Sourou, nell’ambito dell’operazione TwinBasin (gemellaggio bacini idrografici), sotto l’egida dell’Oie, Ufficio internazionale per l’acqua e dell’Inbo, Rete internazionale delle organizzazioni dei bacini, mostra quanto sia basilare una gestione condivisa dei corsi fluviali.
Per concludere sul tratto laziale del fiume Paglia che scorre al confine con la regione Umbria, è prevista, da anni, la costruzione di una diga che dovrà evitare piene che potrebbero inondare il tratto a valle come accaduto nel 2012 ad Orvieto scalo; ma oltre alle questioni ambientaliste che potrebbero interessare tale opera, quello che ritengo fondamentale e la consapevolezza sociale che questa “ancestrale necessità umana” debba stare al centro delle attenzioni in quanto le fisiologiche variazioni climatiche,
la Terra non è statica, richiederanno sforzi che se affrontati con una adeguata preparazione potranno facilitare e velocizzare i necessari adattamenti umani, attenuando quelle criticità che anche in questi giorni stanno devastando territori prevalentemente a causa della miopia e della maldestrezza umana.
Ufficio Stampa Comunità Montana Alta Tuscia laziale